Le nostre tradizioni: modi di dire e filastrocche

  • Pubblicato il 17/04/2020
  • da M. C. - Porto Viro (Rovigo)

I modi di dire sono frutto soprattutto della tradizione orale e risalgono a un comune fondo culturale che mescola lingue, costruzioni sintattiche, parlati e dialetti. Ancora oggi permangono detti e frasi di uso comune nell'ancora misterioso nostro parlare del delta del Po e, nonostante le avversità, vengono difesi dai cittadini, ancora vivi protagonisti di questo tramandare. Lo studioso Girardi paragona la lingua parlata nel delta del Po all'abito di Arlecchino: “ognuno si esprimeva a modo suo, secondo la provenienza e la cultura, apportando nuovi accenti e colori.”
Mescolando lingue, costruzioni sintattiche, parlati e dialetti, i più disparati, ne è nata nei secoli una lingua comune che ancora oggi, pure minata e incalzata da altre lingue, resiste e si tramanda in forma orale. Di curiosità da segnalare ce ne sono molte: nel dialetto del Delta del Po non esistono i superlativi, ma questa sensazione è sempre espressa ricorrendo all'uso di comparativi: non esistono persone o eventi “bruttissimi”, ma “bruti fa”, seguito dal secondo termine di paragone. Sempre nel loro parlare, i bassopolesani, hanno goduto nell'esprimersi preferibilmente per immagini, creando detti, proverbi, frasi fatte, entrate nell'uso comune, tanto da costituire quasi la metà dell’intero glossario.
Noi alunni abbiamo voluto realizzare una ricerca sui modi di dire ancora presenti nella nostra cultura. Per fare ciò, abbiamo intervistato i nonni, gli zii, i genitori, che sono diventati delle importantissime “fonti vive”, fondamentali per il nostro lavoro.
Ecco il nostro prodotto finale:

https://youtu.be/ozwRT--r3zc

Commenti (7)

  • il 23/04/2020
    M. B. - Porto Viro (Ro)
    ha commentato:

    Manina bela/fata a penela,/recia bela/so sorela/ dove jeto sta?/- Dal papà!/ -Cossa talo dà?/Pan,vin, buro, late/cate, cate, cate!”. Quando ero piccolo, con questa filastrocca il nonno era solito accarezzare la mia mano: non mi stancavo mai di ascoltarlo e di accogliere i suoi gesto così pieni di affetto!

  • il 20/04/2020
    G. M. - Porto Viro (RO)
    ha commentato:

    Quando perdo qualcosa e mi affanno a cercarla, la nonna mi dice queste parole: “Chi ruma cata osi!”. Se dovessi tradurre questo modo di dire in italiano, direi “Chi cerca, trova!”. Ma, a dire, il vero, l’espressione dialettale rende molto meglio l’idea!

  • il 20/04/2020
    G. M. - Porto Viro (RO)
    ha commentato:

    Dietro ai modi di dire si nasconde la saggezza popolare: essi hanno sempre un fondo di realtà. Io ho imparato molti modi di dire dai miei nonni che li usano normalmente nel loro linguaggio quotidiano.

  • il 17/04/2020
    M. C. - Porto Viro (Rovigo)
    ha commentato:

    Uno degli appuntamenti che avevamo già programmato e che, purtroppo, a causa dell’emergenza sanitaria, abbiamo dovuto momentaneamente abbandonare, è stato l’incontro con una persona che è molto famosa nel nostro paese: Mirella Pregnolato.
    È stata insegnante elementare per trentacinque anni e ha pubblicato più di un libro di storia locale. L’ultimo si intitola “Alla ricerca dei ossi d’Paladin. Detti popolari fra memoria e storia”,ed è una raccolta di proverbi e modi di dire, tramandati dai nostri avi. La signora Pregnolato sarebbe dovuta venire nella nostra scuola a illustrarci la sua ricerca appassionata alimentata da una sete di conoscenza che non la lascia mai e, grazie a lei, avremmo potuto ritrovare un po’ del nostro passato, capendo molti modi di dire che ancora qualche abitante di Porto Viro utilizza. Una cosa, comunque, ci siamo ripromessi: incontreremo Mirella non appena questa emergenza sarà rientrata e ci faremo raccontare tutte le sue esperienze!

  • il 17/04/2020
    A. C. - Porto Viro
    ha commentato:

    Spesso capiamo l’importanza delle tradizioni solo quando ce ne allontaniamo. Per esempio, a me è capitato di andare all'estero e di sentirmi molto più italiano, proprio perché erano le mie abitudini che mi mancavano.

  • il 17/04/2020
    L. B. - Porto Viro (RO)
    ha commentato:

    C’è un termine del nostro dialetto che, secondo me, non ha equivalenti nella lingua italiana: “freschin”. L’odore da “freschin” è molto sgradevole e si sprigiona dalle stoviglie quando sono state a contato con pesce e uova. Ma è anche l’odore che talvolta emanano i canali quando l’acqua è bassa o dopo una leggera pioggia. Se io dovessi trovare un termine italiano corrispondente a “freschin”, sarei in grande difficoltà, potrei usare l’espressione “saper di fresco”, ma vi assicuro che non sarebbe la stessa cosa. Tradurre questo termine è davvero impossibile, forse il dizionario della lingua italiana si dovrebbe rassegnare a includerlo all'interno delle sue pagine!

  • il 17/04/2020
    M. C. - Porto Viro (Rovigo)
    ha commentato:

    Il modo di esprimersi del mondo contadino è sempre stato il più diretto e schietto possibile: ogni concetto è definito con vocaboli immediati e ben precisi, pronunciati con naturalezza, senza l’ausilio di perifrasi. Alcuni proverbi deltizi richiamano proprio la conformazione del territorio, ad esempio: “A s’è vìsto Po àlto e Po bàSo” = Si è visto il fiume Po in secca, ma anche in piena. Vivendo da sempre i reali problemi idrici e le relative conseguenze tragiche, come le alluvioni, i bassopolesani hanno imparato le regole suggerite dal fiume. Il detto richiama i biblici anni di vacche magre e vacche grasse, a significare che la vita riserva alti e bassi per tutti: basta avere la forza di superare i momenti difficili e la costanza di aspettare quelli favorevoli.