ATTIVITA' PRODUTTIVE DEL TERRITORIO E IMPATTO AMBIENTALE

  • Pubblicato il 03/05/2020
  • da S. I. - Sarule (Nuoro)

A distanza di circa cinquant'anni è certamente più facile cogliere i limiti dell'insediamento industriale del polo chimico di Ottana, al centro della Sardegna, lontano da porti ed aeroporti, necessari per l'approvvigionamento delle materie prime e dell'energia necessaria per il suo funzionamento.
Il polo chimico di Ottana nasce negli anni Settanta, più o meno contemporaneamente rispetto a quelli di Portovesme e di Porto Torres, e ad altri del Mezzogiorno d'Italia, con l'obiettivo specifico, per la Sardegna, di migliorare le condizioni economiche dei cittadini, ritenute causa primaria del "banditismo".
L'Enichem e Metallurgia del Tirso furono le prime grandiindustrie che si insediarono ad Ottana: producevano fibre tessili, acriliche, e polimeri; la manifattura chimica prevedeva la lavorazione delle materie prime fra cui la produzione del pet, plastica riciclabile utilizzata per le bottiglie.
Tale "sogno industriale" ben presto è entrato in crisi a causa, soprattutto, di errori di valutazione sul piano economico; l'Enichem ha retto alla crisi fino ai primi anni Ottanta, quando aveva duemilaottocento dipendenti; dal 1984 al 1997 si assiste ad una travagliata chiusura con una perdita di milletrecento posti di lavoro e circa duemila unità lavorative dell'indotto.
Così si è conclusa l'esperienza dello sviluppo industriale del nuorese, che ha riguardato anche le altre aree industriali "gemelle", e che ha comportato: il crollo dell'occupazione e, non secondario, l' inquinamento delle aree con le conseguenti drammatiche ricadute sulla salute dei cittadini, le quali oggi, a distanza di tempo, si impongono con evidenza.
La Regione Sardegna si è attivata per il recupero e la bonifica di quest'area industriale affinché possa essere garantita la salute dei cittadini, legata alla tutela dell'Ambiente, e per la "riconversione di un territorio pregiato ai fini del suo sviluppo economico e produttivo".
Oggi, con una consapevolezza ambientale più matura, valutiamo essere indispensabile quanto espresso nel documento strategico "Verso un modello di economia circolare per l'Italia", che recepisce gli impegni adottati nell'ambito dell' "Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici", e dell'Agenda 2030 sullo "Sviluppo sostenibile", cioè il passaggio da un sistema produttivo lineare ad uno circolare, attento alla valorizzazione delle risorse locali e rispettoso degli equilibri ambientali...insomma, rischiando di banalizzare, un nuovo modello di "consumo": non più "COMPRO-USO- GETTO", ma "COMPRO-USO-RICICLO!
L'ATTIVITA' ESTRATTIVA:
Vorrei fare riferimento anche ad un'altra attività produttiva che, purtoppo, ha contribuito a trasformare in negativo l'habitat del bioma "bosco", tipico della nostra zona: l'attività estrattiva di marmo e granito, di cui la Sardegna è ricchissima per la sua storia geologica.
Il territorio locale è ricco di granito, materiale di cui è costruita una buona parte delle case del territorio; il granito sardo ha costituito, inoltre, il materiale da costruzione per diversi monumenti dell'antica Roma, che ancora oggi sopravvivono...
I blocchi di granito delle cave di Sarule venivano trasportati, fino agli anni Ottanta, attraverso le navi, a Verona e a Carrara, dove venivano lavorati ed esportati; particolarmente apprezzato era il "bianco cristallo".
Le cave in questione hanno, purtroppo, deturpato il paesaggio, danneggiato il bioma "bosco", poiché hanno inferto delle ferite profonde alle pendici del Monte Gonare, che erano ricoperte dal fitto bosco...sono ancora oggi visibili le fratture...inoltre, sono state aperte diverse strade che servivano per gli spostamenti "da" e "per" le cave...anche questa attività è stata chiusa negli anni Ottanta: la concorrenza estera è stata spietata e le proteste degli ambientalisti hanno inciso sulle scelte politiche del territorio.
Qualche anno fa, la zona delle cave è stata bonificata e risanata, iniziativa che ha previsto anche la messa a dimora in loco di lecci, querce e agrifogli.
S.I.

Commenti (1)

  • il 08/05/2020
    M. A. C. - sarule
    ha commentato:

    In un momento cosi difficile per il nostro essere scuola e il nostro essere cittadini continuiamo a fare il percorso delineato dal nostro progetto, che guarda caso riflette sul diritto di avere un ambiente sano e sul diritto alla salute dei suoi abitanti umani e non ,in quanto la natura è la "CASA MONDO" di tutti con i precisi e delicati collegamenti che determinano gli equilibri di questa macchina meravigliosa.
    Nella conoscenza del passato,attraverso immagini e testimonianze si è cercato di comparare con il mondo di oggi per leggere ciò che il " cosidetto" progresso ha portato nel bene e nel male .
    Adesso uno sguardo a ciò che è stata l'industrializzazione del centro Sardegna, dove noi viviamo, a partire dagli anni 70 con il massimo clou negli anni 80 e con la crisi negli anni 90 fino ad avere adesso la sua misera morte.Tutto questo ci ha portato ad avere grandi sogni di cambiamento,abbandonando o modificando le nostre usanze e costumi in una terra che viveva di pastorizia e agricoltura.......in un periodo di ubriacatura di benessere si abbandonarono alcune attività del territorio che hanno pesato tantissimo nel momento della crisi industriale......in poco tempo ci si è trovati senza lavoro e con un territorio depauperato,alterato strutturalmente ,economicamente e con le conseguenze rispetto alla salute che le nostre popolazioni stanno oggi vivendo; forse non abbiamo rispettato a dovere.....
    Prof.ssa M.C.