Tutelare l’Ambiente…non con le prediche, ma promuovendo il senso di appartenenza ad un comune patrimonio emotivo-affettivo.

  • Pubblicato il 27/11/2020
  • da S. I. - Sarule (Nuoro)

CREATURE FANTASTICHE DEL BOSCO E DELLE SORGENTI NELLA CULTURA SARDA.

Spesso, nella tradizione sarda, l’acqua sorgiva ed il bosco sono legati al sacro; nell’antica Forru è ancora considerato sacro il boschetto di Santa Maria Angiargia, sede di un antico insediamento termale romano, un balneum, “bangiu” nel dialetto locale, e poi angiu, da cui “Santa Maria Angiargia”; è proibito, ancora oggi, spezzare anche solo un ramo d’ albero di quel boschetto; violare questo divieto scatenerebbe forze oscure e misteriose contro i colpevoli del dissacrante gesto, su cui si riverserebbero disgrazie ed ogni sorta di sventura. Nell’antico boschetto sacro alle divinità pagane è stata costruita una Chiesetta, dove ogni anno si festeggia Maria Vergine, esempio di come ci sia stata una continuità fra i riti pagani e quelli cristiani.
L’acqua di sorgente, per una cultura agro-pastorale quale quella sarda, dove la siccità era ricorrente e comprometteva la sopravvivenza delle antiche comunità, aveva virtù magico-religiose, in quanto aveva origine nelle profondità delle rocce, nel cuore della Terra; per questo garantiva la fecondità , la riproduzione, la vita; inoltre, risolveva molti mali: il primo giorno di marzo, come riporta G. Usai in “Medicina popolare nei paesi dell’Alta Marmilla”, le donne andavano in campagna per raccogliere la rugiada, che si depositava sul fiore detto “su billotiri”, per prevenire e curare “la serpigine”; l’acqua piovana di maggio veniva usata dalle donne per mantenere la pelle bianca. Molto spesso si ricorreva all’ acqua (“acqua de licornu”) per togliere il malocchio.
A proposito di creature fantastiche, che abitavano i boschi o le sorgenti, abbiamo fatto riferimento al prezioso contributo dello studioso Gino Bottiglioni, autore di “Leggende e tradizioni di Sardegna”, Ginevra, 1922; proprio dai suoi racconti abbiamo avuto modo di conoscere “mamma e’ funta”, un essere fantastico, una forza misteriosa, che abitava dentro i pozzi, che incanta i bambini e li uccide; i pozzi costituivano un pericolo costante per i piccoli, per cui è facile immaginare quale sia stato lo scopo della creazione della misteriosa abitante dei pozzi.
Ancora qualcuno si reca al pozzo sacro nuragico di S. Anastasia, a Sardara, dove si fanno abluzioni e si attinge l’acqua salutare; le acque sono esse stesse delle divinità dal potere taumaturgico!
“Gli ambienti selvatici, come può essere un bosco o una sorgente, da sempre, dunque, hanno stimolato la fantasia popolare, che ha generato pratiche rituali e credenze, in parte rimaste nella tradizione; nell’ immaginario popolare, questi spazi durante la notte si popolano di strani esseri che incutono timore e rappresentano un pericolo per tutti coloro che li incontrano.” (da “Il simbolismo dell’acqua” di M. Margherita Satta).
Tra gli esseri misteriosi della tradizione popolare della Sardegna meritano di essere citate le Janas, che sono le fate del mondo fantastico sardo, una variante degli elfi.
Vengono descritte come creature dalla corporatura minuscola, bellissime, con una pelle porcellanata, vestite di rosso vivo, con il capo coperto da un variopinto fazzoletto, ricamato con fili d’oro e d’argento; escono solo di notte perché il sole brucerebbe la loro pelle delicata.
Secondo la tradizione abitavano in piccole grotte, conosciute come domus de janas, in realtà caverne funerarie, scavate nella roccia più di cinquemila anni fa, dall’ ingresso angusto che, però, conduce ad ambienti interni ampi e ben rifiniti.

Si dedicano a filare il lino, a tessere, ovviamente su telai d’oro, e a cucire stoffe preziose che trapuntano con fili d’oro e d’argento.
Di notte, quando c’è la luna piena, stendono i panni sui prati ad asciugare..
A Cabras, località dell’oristanese, si racconta che, quando c’era la luna, le janas scendevano dalle montagne nel villaggio a chiedere il lievito per fare il pane.
Era l’unico modo per far lievitare il loro pane perché si dice che il lievito che vede la luna, e quello delle janas lo vedeva, non può lievitare. Inoltre, di notte entravano nelle case degli uomini e si accostavano alle culle, determinando il destino del bambino, cioè la sua fortuna o sfortuna.
Altro personaggio fantastico, abitante dei boschi, è “su Pascifera”, da “pasci”, cioè “pascolare, condurre gli animali”, e “fera”, selvaggina, animali selvatici. Era considerato uno spirito protettore degli animali del bosco, come i mufloni,che correvano il pericolo di essere catturati o uccisi dall’uomo; era temuto, soprattutto, dai cacciatori, che ne avevano, comunque, un grande rispetto. Nel paese di Seui, in cui la caccia è un’attività che appassiona molti, ne è ancora vivo il ricordo fra gli anziani cacciatori; inoltre, alcuni abitanti di Asuni raccontano che, fino ai primi anni Settanta, il primo pescato del fiume venisse restituito alle acque come offerta a su Pascifera.
Un’altra creatura fantastica della tradizione popolare sarda è “sa coga”, la donna vampiro, la settima femminuccia di sei femmine consecutive; ciò che la caratterizza è una piccola coda oppure una piccola croce pelosa sulla schiena. Ha lunghi capelli e peli; è capace di prendere le sembianze degli animali o di essere invisibile.
Si racconta che succhiasse il sangue dei neonati non ancora battezzati; le mamme, per evitare che tali creature malefiche si avvicinassero al bambino, ponevano sotto la culla due spiedi a croce su un treppiede rovesciato; questo espediente l’avrebbe resa innocua.
Nel romanzo di Vanessa Roggeri, dal titolo “Il cuore selvatico del ginepro”, ed. Garzanti, 2013, abbiamo appreso la storia di una coga che, destinata alla morte dai suoi genitori, proprio perché la settima figlia femmina, viene strappata al suo destino crudele dall’intervento “sciagurato” di una sorellina, che, avendola vista esposta al freddo e al gelo, la nasconde in casa, consentendole di sopravvivere, causando la disperazione della famiglia nel momento in cui si accorge che la “strega” ha avuto la meglio!!
La classe, dopo aver raccolto le informazioni sull’argomento in questione, attraverso ricerche e dalla lettura dei testi succitati, ha elaborato e illustrato dei racconti fantasy, i cui protagonisti sono proprio i personaggi leggendari della tradizione sarda, scoperti, per lo più, in questa occasione!
Una sintesi dei testi stilati dei ragazzi/e può essere visionata nel blog della scuola all’indirizzo
mondomediasarule.altervista.org
L’insegnante S.I.