Misure di salvaguardia delle acque marine

  • Pubblicato il 16 Marzo 2022
  • da Liceo Don Carlo La Mura, Angri (Salerno)
Misure di salvaguardia delle acque marine

Onorevoli Senatori, il disegno di legge che ci apprestiamo a discutere mira a tutelare le acque marine preservandole da sversamenti sconsiderati di acque reflue, provenienti dalle imbarcazioni, che ne vanno a minare la salubrità. Le acque marine svolgono una funzione fondamentale per la nostra sopravvivenza: generano la maggior parte dell'ossigeno che respiriamo, ci nutrono, regolano il clima, aiutano a depurare l'acqua che beviamo, offrono perfino sostanze utili in medicina.

Negli ultimi anni, purtroppo, l'ambiente marino sta subendo un rapido degrado e le minacce per gli ecosistemi marini sono tantissimi: ci riferiamo all'inquinamento, al trasporto marittimo, alla pesca commerciale, alle attività connesse a gas, petrolio e gli sversamenti ad esse collegati ed infine, allo sversamento di rifiuti ed acque reflue.
Il nostro mar Mediterraneo è un mare unico per la sua storia e posizione geografica, una vera risorsa economica, sociale ed ambientale da valorizzare e tutelare per il benessere dell’umanità intera. Però, il benessere di questo ecosistema appare, purtroppo sempre più compromesso dall’azione dell’uomo e dall’eccessiva pressione delle sue attività, che portano ad una sempre maggiore degradazione delle risorse.
Ecco perché per tutelare il mar Mediterraneo, così come per proteggere l’ecosistema marino in generale, diventa fondamentale puntare ad un lavoro sostenibile che possa garantire il ripristino dell’equilibrio tra uomo e ambiente.
Quando si parla di ambiente occorre superare visioni troppo semplicistiche. Tutelare l’ambiente significa tutelare l’uomo; in quanto soggetto interattivo col proprio spazio vitale, all’uomo spettano forti responsabilità, in tema di cura e di tutela, non solo sul piano individuale, ma anche su quello sociale, economico, politico. Difendere l’ambiente vuol dire difenderlo da manipolazioni e distorsioni che possono incidere negativamente sui viventi che lo abitano. In tale contesto il soggetto umano si riconosce non solo come portatore di diritti (ad esempio salute e benessere) ma anche attore di doveri (rispetto, tutela, difesa, cura); egli non solo reclama accorgimenti verso la salvaguardia del suo ambiente e della propria salute, ma è anche soggetto attivo, coinvolto ed impegnato a prendere in cura e tutelare.
Da qui, dunque, l'importanza e la rilevanza dell'attuale disegno di legge che mira a regolamentare la gestione e la raccolta delle acque nere e delle acque di sentina delle imbarcazioni che navigano in acque territoriali, attribuendone la competenza all'Autorità Portuale e prevedendo un sistema sanzionatorio ad hoc.

Art. 1
(Definizioni)

Ai fini della presente legge si intendono:
a) per acque nere, quelle che sono riconducibili ad attività umane, quali:
–    a1) acque fecali provenienti dai bagni;
–    a2) acque bionde provenienti da docce, vasche, lavabi, bidet e bagni;
–    a3) acque saponate grasse provenienti da lavelli e lavastoviglie delle cucine;
b)  per acque di sentina, quelle rappresentate da tutte le sostanze generate dalla nave, come oli lubrificanti, carburanti, liquidi di condensazione, acque nere e detergenti di lavaggio dello scafo;
c) per acque territoriali, la porzione di mare adiacente alla costa, pari a 12 miglia marine.

Art. 2
(Divieti)

Ai fini della tutela delle acque marine, è fatto divieto a tutte le imbarcazioni che navigano in acque territoriali, di effettuare scarichi in mare delle acque nere e di sentina, prodotte dalle stesse.

Art. 3
(Procedure di smaltimento)

È fatto obbligo per l'Autorità Portuale di predisporre un impianto di raccolta e gestione delle acque nere e di sentina.
È fatto obbligo al comandante e/o armatore dell'imbarcazione, di sversare le acque nere e di sentina all'impianto portuale di raccolta, ogniqualvolta risultino pieni i relativi serbatoi e si lasci il porto di approdo.
È compito dell'Autorità Portuale bandire una gara d'appalto per la gestione della raccolta e smaltimento delle acque nere e di sentina.

Art. 4
(Sanzioni)

La violazione della presente legge comporta un'ammenda che va da 3.000 euro a 12.000 euro.
In caso di recidiva, nel corso di 5 anni, è previsto l'arresto da 6 mesi a 1 anno.

 

il 30/03/2022
C. G. - Angri(SA)
ha proposto il seguente emendamento:
Emendamento 3.1
All'art. 3, comma 2, sostituire le parole "risultino pieni i relativi serbatoi", con le seguenti: "la capacità dei relativi serbatoi sia superata nella misura del 70%".
Approvato
  • Voti totali: 19
  • Favorevoli: 19
  • Contrari: 0
  • Astenuti: 0
il 30/03/2022
S. M. A. - Angri (SA)
ha proposto il seguente emendamento:
Emendamento 4.1
All'art. 4, sostituire il comma 1 con il seguente: " La violazione della legge comporta un'ammenda da 500 euro a 5.000 euro, per imbarcazioni inferiori ai 18 metri; un'ammenda da 8.000 euro a 25.000 euro per imbarcazioni da 19 metri a 40 metri ed un'ammenda da 30.000 euro a 150.000 euro per imbarcazioni che superano i 40 metri".
Approvato
  • Voti totali: 17
  • Favorevoli: 17
  • Contrari: 0
  • Astenuti: 0
il 04/04/2022
I. M. - Milazzo (ME)
ha proposto il seguente emendamento:
Emendamento 4.1
All’articolo 4, sostituire le parole “da 6 mesi a 1 anno” con le seguenti “da 18 mesi a 3 anni”.
Approvato
  • Voti totali: 17
  • Favorevoli: 17
  • Contrari: 0
  • Astenuti: 0

Onorevoli Senatori, il disegno di legge che ci apprestiamo a discutere mira a tutelare le acque marine preservandole da sversamenti sconsiderati di acque reflue, provenienti dalle imbarcazioni, che ne vanno a minare la salubrità. Le acque marine svolgono una funzione fondamentale per la nostra sopravvivenza: generano la maggior parte dell'ossigeno che respiriamo, ci nutrono, regolano il clima, aiutano a depurare l'acqua che beviamo, offrono perfino sostanze utili in medicina.
Negli ultimi anni, purtroppo, l'ambiente marino sta subendo un rapido degrado e le minacce per gli ecosistemi marini sono tantissimi: ci riferiamo all'inquinamento, al trasporto marittimo, alla pesca commerciale, alle attività connesse a gas, petrolio e gli sversamenti ad esse collegati ed infine, allo sversamento di rifiuti ed acque reflue.
Il nostro mar Mediterraneo è un mare unico per la sua storia e posizione geografica, una vera risorsa economica, sociale ed ambientale da valorizzare e tutelare per il benessere dell’umanità intera. Però, il benessere di questo ecosistema appare, purtroppo sempre più compromesso dall’azione dell’uomo e dall’eccessiva pressione delle sue attività, che portano ad una sempre maggiore degradazione delle risorse.
Ecco perché per tutelare il mar Mediterraneo, così come per proteggere l’ecosistema marino in generale, diventa fondamentale puntare ad un lavoro sostenibile che possa garantire il ripristino dell’equilibrio tra uomo e ambiente.
Quando si parla di ambiente occorre superare visioni troppo semplicistiche. Tutelare l’ambiente significa tutelare l’uomo; in quanto soggetto interattivo col proprio spazio vitale, all’uomo spettano forti responsabilità, in tema di cura e di tutela, non solo sul piano individuale, ma anche su quello sociale, economico, politico. Difendere l’ambiente vuol dire difenderlo da manipolazioni e distorsioni che possono incidere negativamente sui viventi che lo abitano. In tale contesto il soggetto umano si riconosce non solo come portatore di diritti (ad esempio salute e benessere) ma anche attore di doveri (rispetto, tutela, difesa, cura); egli non solo reclama accorgimenti verso la salvaguardia del suo ambiente e della propria salute, ma è anche soggetto attivo, coinvolto ed impegnato a prendere in cura e tutelare.
Da qui, dunque, l'importanza e la rilevanza dell'attuale disegno di legge che mira a regolamentare la gestione e la raccolta delle acque nere e delle acque di sentina delle imbarcazioni che navigano in acque territoriali, attribuendone la competenza all'Autorità Portuale e prevedendo un sistema sanzionatorio ad hoc.

Art. 1
(Definizioni)

Ai fini della presente legge si intendono:

a) per acque nere, quelle che sono riconducibili ad attività umane, quali:
–    a1) acque fecali provenienti dai bagni;
–    a2) acque bionde provenienti da docce, vasche, lavabi, bidet e bagni;
–    a3) acque saponate grasse provenienti da lavelli e lavastoviglie delle cucine;

b)  per acque di sentina, quelle rappresentate da tutte le sostanze generate dalla nave, come oli lubrificanti, carburanti, liquidi di condensazione, acque nere e detergenti di lavaggio dello scafo;

c) per acque territoriali, la porzione di mare adiacente alla costa, pari a 12 miglia marine.


Art. 2
(Divieti)

Ai fini della tutela delle acque marine, è fatto divieto a tutte le imbarcazioni che navigano in acque territoriali, di effettuare scarichi in mare delle acque nere e di sentina, prodotte dalle stesse.


Art. 3
(Procedure di smaltimento)

È fatto obbligo per l'Autorità Portuale di predisporre un impianto di raccolta e gestione delle acque nere e di sentina.
È fatto obbligo al comandante e/o armatore dell'imbarcazione, di sversare le acque nere e di sentina all'impianto portuale di raccolta, ogniqualvolta la capacità dei relativi serbatoi sia superata nella misura del 70% e si lasci il porto di approdo.
E' compito dell'Autorità Portuale bandire una gara d'appalto per la gestione della raccolta e smaltimento delle acque nere e di sentina.


Art. 4
(Sanzioni)

La violazione della presente legge comporta un'ammenda da 500 euro a 5.000 euro, per imbarcazioni inferiori ai 18 metri; un'ammenda da 8.000 euro a 25.000 per imbarcazioni da 19 metri a 40 metri ed un'ammenda da 30.000 euro a 150.000 euro per le imbarcazioni che superano i 40 metri.
In caso di recidiva, nel corso di 5 anni, è previsto l'arresto da 18 mesi a 3 anni.

Approfondimento

Approfondimento normativo

La convenzione Marpol rappresenta la principale convenzione internazionale operante a tutela dell’ambiente marino.
La convenzione, al dicembre 2001, è stata ratificata da 161 nazioni, aderenti all’IMO (International Maritime Organization). In Italia, tale norma è stata ratificata dalle leggi 462/80 (Marpol ’73) e 438/82 (TSPP ‘78).
Il Trattato consiste in 20 articoli e 6 annessi. Oltre alle norme per la prevenzione dall’inquinamento da oli minerali, sostanze nocive, acque di scarico, rifiuti, ecc., gli annessi stabiliscono l’esistenza di zone speciali cioè zone nelle quali per le loro caratteristiche (scarsa circolazione, mari chiusi, ecc.) richiedono l’adozione di metodi obbligatori per prevenire l’inquinamento, per esempio, da idrocarburi. Ciascun annesso riguarda una specifica tipologia di inquinamento o di rifiuto prodotto, o che può essere prodotto da una nave. La difesa dell’ambiente marino in Italia, in aggiunta alle regole introdotte tramite il recepimento delle convenzioni internazionali e dei regolamenti comunitari, è fondamentalmente basata sulla legge 979/82 (Disposizioni sulla difesa del Mare), la legge 349/86, istitutiva del Ministero dell’Ambiente e indicante alcune regole in materia di danno ambientale, ed infine sulla legge 220/92. Ad esse fanno da corollario una serie di leggi settoriali per la tutela delle acque dall’inquinamento, la gestione dei traffici e così via.
Per il tema che qui maggiormente ci interessa, va sottolineato che il Ministero dell’Ambiente con direttiva n° 6759 del 19 luglio 2005, espressamente regola la materia per le unità da diporto omologate per il trasporto di meno di quindici persone a bordo. Precisamente,  estende a tutte le unità da diporto il divieto di effettuare scarichi a mare dai servizi igienici di bordo nell’ambito dei porti, degli approdi e presso gli ormeggi dedicati alla sosta delle imbarcazioni, nonché entro il limite delle spiagge frequentate dai bagnanti fissato nelle singole ordinanze delle Autorità marittime; precisa che – fino alla piena attuazione dell’annesso IV della Marpol – tutte le unità da diporto esistenti e quelle, nuove ed esistenti, omologate per il trasporto di un numero di persone inferiore a 15 e dotate di servizi igienici, possano effettuare lo scarico in mare dei liquami non trattati a norma Marpol soltanto oltre il limite delle tre miglia dalla costa, in navigazione con rotta fissa ed alla massima velocità consentita.
In buona sostanza, l’annesso IV della Convenzione Marpol consente in generale lo scarico delle acque reflue oltre le quattro miglia dalla costa se sminuzzate e trattate e oltre le dodici miglia negli altri casi.
Salve naturalmente le ordinanze locali, come previsto dal Ministero dell’Ambiente nella direttiva citata.

 

Approfondimento tematico

La Terra è un "pianeta blu", e non solo se osservata dallo spazio. Oltre due terzi della superficie terrestre sono ricoperti d'acqua.
Il trattamento delle acque costituisce una questione ambientale di enorme importanza
L’acqua è tra i principali costituenti degli ecosistemi ed è la risorsa più importante del Pianeta, indispensabile all’uomo e a tutti gli organismi viventi. Le prime forme di vita sono apparse miliardi di anni fa nelle acque oceaniche e per molto tempo l’acqua è rimasta l’unico ambiente in cui poteva manifestarsi la vita. La Terra è ricoperta per il 70% da acqua, ma solo il 2.5% del totale è acqua dolce in ghiacciai e nevi perenni, mentre il 97.5% è acqua salata.
 Tuttavia, i mari sono tanto sconfinati quanto le minacce che incombono su di essi. Attraverso le sue attività, l'uomo li inquina con acque di scarico, petrolio, pesticidi e plastica.
Il mare ha tradizionalmente un’importanza strategica per la vita dell’uomo grazie alle grandi quantità di alimenti che se ne ricavano (molluschi, pesci, crostacei, alghe). Fin dall’antichità la pesca è stata una delle maggiori risorse alimentari per l’umanità, fonte di occupazione e vantaggi economici. Le risorse acquatiche, per quanto rinnovabili, però, non sono illimitate e hanno bisogno di un’attenta gestione per consentire il contributo al benessere nutrizionale, economico e sociale della crescente popolazione.
L’equilibrio del rapporto tra uomo e la risorsa acqua è influenzato quindi da fattori molteplici e di diversa natura, per controllare i quali è indispensabile l’intervento pubblico di regolazione e di governo della risorsa, che non può essere fondato sulla forma tradizionale che stabilisce regole e sanzioni per le relative infrazioni, ma deve accompagnarsi da adeguate politiche di informazione e di educazione.
Gli ecosistemi sotto il livello del mare sono tra i più complessi e variegati in natura. Infatti qualsiasi sostanza o oggetto che venga gettato in mare può creare dei problemi non indifferenti alla flora ed alla fauna marina.
Durante la navigazione è essenziale rispettare l’ambiente marino.
I viaggi alla scoperta degli oceani devono essere ecosostenibili, concepiti nell’ottica della salvaguardia della natura, per questo è importante anche una corretta gestione delle acque reflue delle imbarcazioni, acque che, sversate in modo sconsiderato in mare possono rappresentare delle bombe ecologiche.
Le imbarcazioni oltre a produrre rifiuti, producono diverse tipologie di acque: si parla di acque nere, acque di sentina, ecc.
Le acque nere sono acque fecali dei sanitari dei bagni, acque a condensa grassa e con sapone, quelle che provengono dalla cucina domestica o professionale dei ristoranti, con grassi, unti, olio della preparazione del cibo, detersivi di varia sorta.
Le acque di sentina derivano il loro nome da una specifica parte della nave, denominata, appunto, sentina. Si tratta della porzione più bassa dello scafo, nella quale vengono raccolti tutti gli scoli e le varie infiltrazioni d’acqua. Insieme al liquido, fluiscono nella sentina anche tutte le sostanze generate dalle attività necessarie all’imbarcazione. Accade, dunque, che nella sentina vengano ad accumularsi anche oli lubrificanti, carburanti, liquidi di condensazione, acque nere, grigie e detergenti di lavaggio dello scafo. Tutti gli elementi appena elencati, mischiati insieme, danno origine alle famose acque di sentina, rifiuti tipici delle navi, che hanno necessità di ricevere un adeguato e tempestivo trattamento.
E' necessario, dunque, che queste acque, potenzialmente inquinanti, vengano smaltite in maniera adeguata e da qui la nostra proposta di siti di stoccaggio delle acque reflue presso tutti i porti.