GLI AMBIENTI ACQUATICI IN SARDEGNA E LA LEGGENDA DEL LAGO DI BARATZ

  • Pubblicato il 15/03/2024
  • da S. I. - Sarule (Nuoro)

In Sardegna grande è l’importanza ecologica, sociale ed economica degli ambienti acquatici terrestri come un lago, un fiume ed uno stagno.
La maggior parte dei fiumi sardi ha un regime molto irregolare: in inverno/primavera hanno una portata notevole, mentre in estate, a causa della scarsità delle precipitazioni, possono ridursi ad esili rigagnoli o scomparire del tutto.
Hanno, quindi, un carattere torrentizio, dovuto al clima caldo e secco, che causa una forte e rapida evaporazione. Soltanto i fiumi maggiori mantengono anche in estate un regime più regolare, come, per es., il Tirso, il più lungo della Sardegna con 152 chilometri, il Coghinas, il Flumendosa, il Cedrino ed il Temo, fiume navigabile nel tratto finale.
I corsi d’acqua, con la loro vegetazione, offrono rifugio e protezione a molti animali, i quali possono spostarsi facilmente da un punto all’altro del territorio: i fiumi fanno da “corridoi ecologici” di comunicazione fra le varie aree, permettendo scambi e movimenti agli animali. Nel periodo estivo, quando i fiumi sardi si seccano completamente, i pesci e gli anfibi non riescono più a spostarsi ed il corridoio ecologico subisce un’interruzione.
Tutti i laghi presenti nella nostra regione sono bacini artificiali, eccetto uno: il lago Baratz, che è l’unico lago naturale. E’ collocato in provincia di Sassari, a 1,5 chilometri dal mare, con 60 ettari di superficie, alimentato da un immissario, il Rio dei giunchi.
Si è formato in seguito allo sbarramento di un’antica valle fluviale da parte di una duna sabbiosa, accumulata dal vento. Riveste una notevole importanza naturalistica soprattutto per la grande ricchezza di specie vegetali e animali.
E’ circondato da una rigogliosa pineta, in cui si trovano specie tipiche della macchia mediterranea: il mirto, il corbezzolo, il rosmarino, la lavanda, la fillirea. Vicino all’acqua crescono popolazioni di giunco e tamerice.
Tra le specie animali presenti nel lago citiamo la testuggine d’acqua dolce e gli anfibi: il rospo smeraldino e la raganella sarda. Molto importanti sono le svariate specie di uccelli che nel lago trovano l’habitat ideale per la loro riproduzione: il martin pescatore e la garzetta. Altre specie sono migratorie abituali ed ogni anno ritornano sulle rive del lago: lo svasso, il tufetto l’airone cenerino, il germano reale.

LEGGENDA RELATIVA ALLA DISTRUZIONE DELLA CITTA’ DI BARATZ
A cinque ora da Alghero vi è la cosiddetta “Pischina di Baracis”, cioè il lago di Baratz, dove, un tempo, sorgeva l’antica città di Baratz. Secondo lo storico Fara e da quanto sentito raccontare dai pastori, si dice che la città di Baratz, per punizione celeste, fosse sprofondata e travolta dalle acque della palude.
Secondo il racconto dei pastori, Gesù disse a Pietro di andare a chiedere l’elemosina a Baratz; Pietro rispose che, una volta, aveva fatto il giro di tutto il paese e dovunque gli fu negata; Gesù gli disse che sarebbe andato lui in persona a verificare la crudeltà e l’avarizia dei suoi abitanti. Vestito da mendicante, andò in quella città, ma nessuno gli diede nulla. In una casa trovò una vedova, madre di numerosa prole, che stava cuocendo il pane. La donna mise a cuocere una focaccina, la quale, dilatandosi in breve, si fece tanto grande che occupò più della metà del forno.
Credendo a qualche miracolo, la donna tolse la focaccia calda e ne offrì al pellegrino. Gesù, subito dopo, le domandò quale figlio fosse il prediletto e lei rispose che era il più piccolo, quello che stava allattando. Gesù le disse che, appena finito di cuocere il pane, avrebbe dovuto prendere in braccio quel bambino e il canestro del pane, e di recarsi verso il Monteforte, lasciando a casa gli altri figlioli. Le raccomandò di non girarsi indietro durante il tragitto.
Poco dopo, da Montegirato, il mare travolse case, terreni, foreste e si riversò terribile proprio sul paese di Baratz; ella, atterrita dal fragore delle onde e dalle grida disperate dei suoi figlioletti che annegavano, non poté resistere: si volse indietro per vedere, ma rimase pietrificata.
Ancora oggi, osservando con attenzione il fondale della palude, si vedono numerosi avanzi di costruzione e, non molto distante, si trova una roccia rappresentante la donna col canestro in testa ed il bimbo in braccio.
Antonio Useri, “Il lago di Baratz”, in Rivista delle tradizioni popolari italiane, II, n.4, 1 marzo 1895, pp.254-256.