EDUCAZIONE INTEGRATA: FRA SAPERE SCOLASTICO E MONDO SCIENTIFICO. VISITA DELLA CLASSE AD UNA DIGA DEL TERRITORIO IN COLLABORAZIONE CON L’UNIVERSITA’ DI CAGLIARI

  • Pubblicato il 01/04/2024
  • da S. I. - Sarule (Nuoro)

Gli obiettivi di questa esperienza sono stati quelli di mettere a confronto l’approccio tecnico all’uso dell’acqua (le strutture) con quello ecologico (impatto sul territorio).
Il ricercatore del C.N.R. dell’Università di Cagliari ci ha raccontato la storia della costruzione della diga sul Taloro: il lago di Gusana, situato nel territorio di Gavoi (NU) è un bacino artificiale, originato dallo sbarramento sul rio Gusana/Fiume Taloro. La diga fu costruita fra il 1959 ed il 1961 nell’area compresa fra i monti Littederone e Nodu Nos Arcos. Il lago è perfettamente inserito nel paesaggio, circondato da rilievi ricoperti da roverelle; oggi sommerge un ponte romano sul Rio Gusana, a quattro archi, datato II-III secolo d.C.
Gli studenti hanno raccolto dei dati sul volume d’acqua della diga, sulle perdite nel trasporto e sulla qualità della risorsa idrica. Sono stati accompagnati a visitare gli impianti di derivazione, cioè tubazioni che convogliano l’acqua verso altre vie, e le opere di adduzione, condotte e canali in pressione per l’allacciamento all’acquedotto o ad un pozzo o ad una fonte d’acqua fino ad arrivare al rubinetto di casa. Gli scarichi della diga, sostiene il ricercatore, sono gli elementi che richiedono più attenzione: il serbatoio d’acqua va svuotata, bisogna riuscire a mantenere nel serbatoio il livello d’acqua voluto, incanalare l’acqua destinata all’irrigazione e all’uso elettrico. Il nostro ricercatore ha mostrato agli studenti delle vecchie foto del luogo, quando ancora non c’era la diga; ha evidenziato le conseguenze legate alla realizzazione di un bacino artificiale: è cambiato il regime idrologico del corso d’acqua, sono scomparse le piante sul fondo del lago, si sono sviluppate specie ittiche che preferiscono le acque calme del lago; a valle della diga il torrente rimane senz’acqua e lentamente scompaiono le specie viventi; i pesci che prima risalivano il torrente per deporre le uova, si trovano di fronte un ostacolo insormontabile. Nidificano nelle vicinanze del lago nuove specie di uccelli legati all’ambiente lacustre.
COME RISPARMIARE ACQUA NELL’AGRICOLTURA E NELL’INDUSTRIA.
Il settore agricolo, che comprende l’allevamento, il bestiame e la pastorizia, è il maggior consumatore di risorsa idrica: infatti, il 60% dell’acqua prelevata da tutte le fonti viene utilizzata in agricoltura. In Sardegna, il periodo più critico è quello della primavera e della siccità, in quanto c’è maggiore evaporazione. Le piogge si concentrano in autunno e in inverno, quando per le piante non serve più. La vite e l’olivo necessita di poca acqua.
Circa dell’80% della superficie coltivata è, però, dedicata alla coltivazione e cereali per i mangimi: infatti, nella nostra regione l’allevamento degli ovini, che rappresenta la metà di tutta la produzione italiana. Il mais, il frumento, l’orzo, frutteti di agrumi, richiedono, invece, molto più acqua (quali 700 litri per metro quadrato), ma sono gli alimenti per il bestiame. Nel Campidano, la pianura più grande della regione, si coltivano legumi ed ortaggi, in particolare quello del carciofo, e vi è una maggiore disponibilità d’acqua.
Complessivamente, l’intero settore agricolo della Sardegna necessita di ottocento milioni di metri cubi d’acqua.
COME RISPARMIARE L’ACQUA NELL’ATTIVITA’ AGRICOLA:
Per le coltivazioni, sempre più gli agricoltori utilizzano le seguenti tecniche: 1.l’aspersione a pioggia: l’acqua viene erogata sotto forma di pioggia artificiale per mezzo di irrigatori;
2.Microirrigazione a goccia: l’acqua viene trasportata in prossimità della pianta attraverso tubi forati, che vengono interrati vicino alle piante;
3.subirrigazione capillare: è una tecnica più moderna e consiste nell’irrigare direttamente l’apparato radicale delle piante attraverso tubi forati, che vengono interrati vicino alle piante.
L’UTILIZZO DELL’ACQUA NELL’INDUSTRIA
Il fabbisogno di acqua annuo per l’industria sarda è di circa 80 milioni di metri cubi; corrisponde a 1/10 di quello agricolo ed 1/3 del fabbisogno potabile.
Nel processo industriale dell’acqua, nel settore alimentare e delle bevande, essa deve essere di ottima qualità alimentare e potabile. A quest’uso è destinato il 5% dei prelievi industriali dell’acqua, ma viene utilizzata 95% per l’industria.
Viene utilizzata per i seguenti usi: l’acqua come liquido refrigerante serve per raffreddare i macchinari e gli impianti, come mezzo per allontanare i residui di lavaggi, o le scorie prodotte della lavorazione. L’acqua utilizzata, lungo il suo percorso, raccoglie sostanze nocive, come fenoli, azoto, fosforo e metalli pesanti. Siccome l’acqua della lavorazione aumenta di temperatura, se viene rilasciato nei mari, nei fiumi sconvolgono l’ecosistema.
VERSO UN’INDUSTRIA SOSTENIBILE:
Dopo l’esperienza industriale del Petrolchimico, vissuta negli anni Settanta nel Centro Sardegna, vicino al nostro paese, è stata considerata più negativa che positiva rispetto all’impatto ambientale e all’uso delle risorse naturali, con poche regole e controlli, impiantata in una regione che prima di allora poteva essere considerata “incontaminata”, oggi la Sardegna ha “svoltato”, grazie alla maggiore sensibilità nei cittadini, che hanno capito che le risorse naturali non durano all’infinito, se rapacemente le deturpiamo.
Molte attività industriali, oggi, hanno scelto la sostenibilità ambientale: si dedicano al recupero e al riciclo dei rifiuti: carta, metalli, vetro, produzione di energia pulita, ricavata dal sole e dal vento, visto che la Sardegna ne è ricca ed è pronta culturalmente.