Le spose bambine nella storia, le spose bambine oggi

  • Pubblicato il 03/04/2024
  • da R. I. - Cecina (Livorno)

Sul nostro libro di storia abbiamo scoperto che spesso, soprattutto per i sovrani, le bambine venivano fin dalla nascita destinate a sovrani ormai di una certa età. Così abbiamo deciso di fare un’ulteriore ricerca sulle spose bambine nella storia. Abbiamo scoperto che storicamente, anche in Egitto, le ragazze erano ritenute abbastanza grandi per il matrimonio e la maternità a 14 anni, mentre nell’antica Grecia, le ragazze di soli 12 anni potevano sposarsi. A Roma i matrimoni erano decisi dai parenti, quasi sempre per ragioni economiche o per stringere alleanze politicamente vantaggiose. Un padre poteva promettere in sposa la propria figlia anche contro la sua volontà e tale rito era ritenuto un atto giuridicamente valido; la “cessione” avveniva generalmente intorno ai 12 anni, ma vi sono iscrizioni funerarie che parlano di fanciulle morte, evidentemente per parto, a soli 10 o 11 anni. Naturalmente non era l’amore che legava queste unioni, ma la preoccupazione di avere una discendenza o un vantaggio economico o sociale. Il matrimonio sanciva di fatto il passaggio della bambina dalla potestà del padre a quella del marito. Durante il Medioevo questo fenomeno rientrava nella quotidianità, ma anche fra Settecento e Ottocento l'età nuziale poteva partire per le donne dai 12 anni in diversi stati (es. Inghilterra, Regno di Napoli...), addirittura nelle famiglie reali, o comunque dotate di ricchezze e poteri, si celebravano matrimoni fra bambini o fra bambine e adulti. Fa un certo effetto pensare a quante siano state dall’antichità ad oggi, passando per il Medioevo e l’età moderna, le adolescenti costrette a vivere una vita non scelta. Probabilmente anche tra i nostri bis o tris nonni forse troviamo qualche storia triste di matrimoni combinati perché anche in Italia in passato era nella norma che ragazze giovanissime, non ancora maggiorenni sposassero persone più grandi di loro rendendole schiave di ruoli già descritti per loro da una società culturalmente arretrata e con usanze discutibili.
Oggi le cose un po’ sono cambiate, gli stereotipi sono stati in parte superati ma non ancora demoliti, grazie al progresso e a una più diffusa consapevolezza sono stati ristabiliti gli equilibri tra mondo maschile e femminile, le donne hanno la libertà di sposarsi ma anche di non farlo, di avere figli o di rinunciarvi, anche se ancora la parità di genere non è stata raggiunta! Lo dimostra il fatto che nell’Agenda 2030 il quinto obiettivo ribadisce l’importanza proprio di questo traguardo. Sia nell’Occidente, ma soprattutto nei cosiddetti Paesi meno sviluppati e progrediti, come il Ciad, la Somalia, l’Afghanistan, lo Yemen, l’India, la Siria, l’Iran, come abbiamo già detto, le bambine sono costrette a matrimoni precoci. Save the Children, Amnesty International, Terres de Hommes dicono che ogni anno “ogni 7 secondi, da qualche parte nel mondo, mentre qui nel ricco e civilizzato Occidente una bambina legge un libro, pratica sport o gioca con una bambola, altrove una sua coetanea si sposa con un uomo molto più grande di lei contro la sua volontà”. Quella bambina dovrà rinunciare a studiare, probabilmente sarà vittima di violenza domestica e potrà morire di parto o metterà al mondo figli con un alto rischio di denutrizione, malformazione , ritardi cognitivi o morte precoce”.
Molte di queste bambine non ce la fanno e si suicidano per la disperazione. A loro sicuramente è stato negato il diritto di essere bambine, il diritto al gioco, all’istruzione, all’amore e alla felicità. E’ triste pensare che questi diritti negati continuano ad esistere nell’indifferenza di uomini e donne e istituzioni politiche, come se non si potesse fare niente. E noi, cosa possiamo fare per impedire che tutto ciò continui? Forse capire l’importanza di conoscere per fare connessioni tra passato, presente e futuro, conoscere per capire e sviluppare maggiore consapevolezza, sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni politiche di ogni parte del mondo, parlarne sempre per non far sì che tutto questo possa essere una cosa che risulti “normale” o che non ci riguardi troppo da vicino, compiere anche piccoli gesti come quello che abbiamo fatto con questo progetto e fare la differenza!
Così abbiamo deciso di far visita ad un grande centro commerciale di Cecina per capire quanto le persone sono informate su questo fenomeno. Abbiamo posto a tutte le persone incontrate alcune domande tipo: conoscete il fenomeno delle spose bambine? Che cosa ne pensate? In quale parte del mondo è presente il fenomeno delle spose bambine? Il fenomeno delle spose bambine esiste in Italia? Che cosa possiamo fare per eliminare questo triste problema? Su un campione di circa trenta persone di età compresa tra i 20 e gli 80 anni, le risposte sono state diverse. La maggior parte delle persone ha detto di essere a conoscenza del fenomeno perché ha visto qualche servizio giornalistico in televisione, ha individuato come paesi interessati quelli del Sud del mondo, ma non ritiene che in Italia questo fenomeno possa esistere. Una signora anziana ci ha chiesto dei chiarimenti ed ha voluto sapere da noi alcune cose. E’ rimasta colpita dal lavoro che avevamo fatto e ci ha fatto i complimenti. Un signore invece si è indispettito perché secondo lui non erano domande da fare. In generale però abbiamo capito che questa cosa interessa poco alle persone, non lo ritengono un problema importante nemmeno quando gli abbiamo fatto presente che rientra nei diritti fondamentali dell’uomo e che qualsiasi diritto non rispettato riguarda sempre tutti noi. Alla domanda poi su che cosa possiamo fare per cambiare le cose, quasi tutti ci hanno risposto che è difficile perché questo triste fenomeno fa parte della cultura di molti paesi, hanno aggiunto però che anche quello che noi stavamo facendo forse poteva essere d’aiuto soprattutto perché serviva a sensibilizzare le persone e a scuoterle rispetto alla loro indifferenza. L’attività ci ha fatto sentire importanti e ci ha resi cittadini attivi e più consapevoli.
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