Utilizzo di piante di vite da vino e tavola tolleranti e/o resistenti alle principali patologie nel comparto viti-vinicolo su tutto il territorio nazionale

  • Pubblicato il 20 Dicembre 2023
  • da IST. OMNICOMPRENSIVO RIDOLFI -ZIMARINO, Scerni (Chieti)
Utilizzo di piante di vite da vino e tavola tolleranti e/o resistenti alle  principali patologie nel comparto viti-vinicolo su tutto il territorio nazionale

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Disegno di Legge

Articolo 1 - Oggetto e Finalità

Il presente disegno di legge ha lo scopo di promuovere l'utilizzo di piante di vite da vino e tavola tolleranti e/o resistenti alle principali patologie nel comparto viticolo, al fine di mitigare gli effetti negativi delle malattie fungine sul settore agricolo italiano.

Articolo 2 - Contesto Normativo e Motivazioni

Le conseguenze del cambiamento climatico hanno creato il bisogno di adottare diverse soluzioni per combattere le problematiche che si verificano nel settore agricolo, soprattutto in quello viticolo dove le patologie diventano sempre più diffuse. Il 2023 è stato caratterizzato da condizioni meteorologiche avverse che hanno causato danni significativi al settore viticolo italiano, riducendo i raccolti a causa dello sviluppo incontrollato di malattie fungine. Le aziende agricole hanno dovuto ricorrere a un elevato utilizzo di agrofarmaci per proteggere i raccolti, con conseguenze economiche e ambientali dannose. L'Unione Europea ha stabilito obiettivi per ridurre l'uso degli agrofarmaci e promuovere l'agricoltura biologica entro il 2030, sottolineando l'importanza di strategie sostenibili nel settore agricolo. L'adozione di piante di vite tolleranti/resistenti rappresenta una soluzione per affrontare le sfide fitosanitarie nel settore viticolo, riducendo la dipendenza dagli agrofarmaci e garantendo una maggiore sostenibilità ambientale ed economica, in linea con i goals previsti da Agenda 2030.

Articolo 3 - Procedura Semplificata per la Coltivazione

Si propone un aggiornamento normativo che permetta la coltivazione su tutto il territorio nazionale delle varietà di vite da vino iscritte al catalogo nazionale senza ulteriori sperimentazioni sui singoli territori regionali. Tale disposizione mira a ridurre il divario di opportunità tecniche tra le aziende agricole delle diverse regioni, consentendo loro di accedere a varietà di vite tolleranti/resistenti senza oneri aggiuntivi legati alle sperimentazioni regionali. Si riconosce che tale approccio favorisce la diversificazione delle coltivazioni e l'adattamento alle specifiche caratteristiche dei territori, promuovendo la valorizzazione del patrimonio viticolo italiano.

Articolo 4 - Benefici e Obiettivi UE

L'adozione di piante di vite tolleranti/resistenti contribuirà a raggiungere gli obiettivi previsti dall'Unione Europea in termini di riduzione dell'uso degli agrofarmaci e promozione dell'agricoltura biologica. I benefici derivanti da questa normativa includono miglioramenti sanitari, ambientali, turistici ed economici per il settore viticolo italiano, garantendo una maggiore sostenibilità a lungo termine prevedendo ovvero un minore utilizzo di acqua, minore compattamento del terreno, minori costi di produzione, maggiore sostenibilità ambientale.

Articolo 5 - Entrata in Vigore

Il presente disegno di legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

 

Relazione Illustrativa

Il presente disegno di legge si propone di affrontare le sfide fitosanitarie nel settore viticolo italiano, garantendo una maggiore sostenibilità economica ed ambientale attraverso l'adozione di piante di vite tolleranti/resistenti alle principali patologie. L'obiettivo è promuovere una maggiore diversificazione delle coltivazioni, riducendo la dipendenza dagli agrofarmaci e contribuendo alla valorizzazione del patrimonio viticolo italiano. La semplificazione delle procedure per la coltivazione di varietà tolleranti/resistenti consentirà alle aziende agricole di accedere a queste piante senza oneri aggiuntivi, contribuendo così alla creazione di un settore viticolo più resiliente e competitivo sul mercato internazionale.

Il presente disegno di legge si allinea agli obiettivi dell'Unione Europea in termini di riduzione dell'uso degli agrofarmaci e promozione dell'agricoltura biologica, garantendo benefici significativi in termini di salute pubblica, tutela dell'ambiente, sviluppo turistico ed economico del territorio nazionale.

Note:

L'approvazione e l'attuazione di questo disegno di legge contribuiranno a rafforzare il settore vitivinicolo italiano, promuovendo la sostenibilità e la competitività sul mercato globale. Si raccomanda una tempestiva approvazione da parte delle autorità competenti al fine di mitigare gli effetti negativi delle malattie fungine sul settore agricolo italiano e garantire una crescita economica sostenibile a lungo termine.

il 12/04/2024
O. M. - Scerni (Chieti)
ha proposto il seguente emendamento:
All’articolo 2 si aggiunge il comma 5 “ il presente ddl propone un aggiornamento normativo che permetta di coltivare su tutto il territorio nazionale le varietà di vite da vino iscritti al catalogo nazionale senza essere necessario l’ulteriore sperimentazione sui singoli territori regionali”.
Approvato
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Disegno di Legge

Articolo 1 - Oggetto e Finalità

Il presente disegno di legge ha lo scopo di promuovere l'utilizzo di piante di vite da vino e tavola tolleranti e/o resistenti alle principali patologie nel comparto viticolo, al fine di mitigare gli effetti negativi delle malattie fungine sul settore agricolo italiano.

Articolo 2 - Contesto Normativo e Motivazioni

Le conseguenze del cambiamento climatico hanno creato il bisogno di adottare diverse soluzioni per combattere le problematiche che si verificano nel settore agricolo, soprattutto in quello viticolo dove le patologie diventano sempre più diffuse. Il 2023 è stato caratterizzato da condizioni meteorologiche avverse che hanno causato danni significativi al settore viticolo italiano, riducendo i raccolti a causa dello sviluppo incontrollato di malattie fungine. Le aziende agricole hanno dovuto ricorrere a un elevato utilizzo di agrofarmaci per proteggere i raccolti, con conseguenze economiche e ambientali dannose. L'Unione Europea ha stabilito obiettivi per ridurre l'uso degli agrofarmaci e promuovere l'agricoltura biologica entro il 2030, sottolineando l'importanza di strategie sostenibili nel settore agricolo. L'adozione di piante di vite tolleranti/resistenti rappresenta una soluzione per affrontare le sfide fitosanitarie nel settore viticolo, riducendo la dipendenza dagli agrofarmaci e garantendo una maggiore sostenibilità ambientale ed economica, in linea con i goals previsti da Agenda 2030. Il presente ddl propone un aggiornamento normativo che permetta di coltivare su tutto il territorio nazionale le varietà di vite da vino iscritti al catalogo nazionale senza essere necessario l’ulteriore sperimentazione sui singoli territori regionali.

 

 

Articolo 3 - Procedura Semplificata per la Coltivazione

Si propone un aggiornamento normativo che permetta la coltivazione su tutto il territorio nazionale delle varietà di vite da vino iscritte al catalogo nazionale senza ulteriori sperimentazioni sui singoli territori regionali. Tale disposizione mira a ridurre il divario di opportunità tecniche tra le aziende agricole delle diverse regioni, consentendo loro di accedere a varietà di vite tolleranti/resistenti senza oneri aggiuntivi legati alle sperimentazioni regionali. Si riconosce che tale approccio favorisce la diversificazione delle coltivazioni e l'adattamento alle specifiche caratteristiche dei territori, promuovendo la valorizzazione del patrimonio viticolo italiano.

Articolo 4 - Benefici e Obiettivi UE

L'adozione di piante di vite tolleranti/resistenti contribuirà a raggiungere gli obiettivi previsti dall'Unione Europea in termini di riduzione dell'uso degli agrofarmaci e promozione dell'agricoltura biologica. I benefici derivanti da questa normativa includono miglioramenti sanitari, ambientali, turistici ed economici per il settore viticolo italiano, garantendo una maggiore sostenibilità a lungo termine prevedendo ovvero un minore utilizzo di acqua, minore compattamento del terreno, minori costi di produzione, maggiore sostenibilità ambientale.

Articolo 5 - Entrata in Vigore

Il presente disegno di legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

Approfondimento

INTRODUZIONE

Le conseguenze del cambiamento climatico hanno creato il bisogno di adottare diverse soluzioni per combattere le problematiche che si verificano nel settore agricolo, soprattutto in quello viticolo dove le patologie diventano sempre più diffuse, rendendo le aziende più fragili in termini economici e produttivi. Secondo i dati ISTAT la viticoltura in Europa occupa solo il 3% della superficie agricola, ma consuma il 65% di tutti i fungicidi usati nel settore agricolo; una soluzione a questo problema è l’utilizzo delle viti resistenti, le quali sono il risultato di molti incroci tra viti di varietà differenti e anche di specie diverse.

VITI RESISTENTI COME SI OTTENGONO

Tra queste specie la più utilizzata è la Vitis Vinifera, che è anche la più coltivata al mondo. Quest’ultima presenta ottime caratteristiche qualitative, ma è molto soggetta all’attacco di patogeni comuni e pericolosi (oidio, peronospora, botrite). Questa vite viene poi incrociata con altre specie di viti americane o asiatiche per ottenere delle varietà resistenti. Nelle varietà di ultima generazione, con 6-7 reincroci, il patrimonio genetico di Vitis Vinifera supera il 99%. L’incrocio interspecifico è effettuato in modo naturale attraverso impollinazione e selezione, grazie a questo si generano nuove varietà di Vitis, NON un organismo transgenico (OGM). Per ottenere una vite resistente si utilizza l’impollinazione pilotata, che inizia con il prelievo del polline del Genitore 2, che è la pianta portatrice di resistenze; si prosegue poi con la demasculazione del fiore del Genitore 1 che verrà impollinato con il polline del Genitore 2, il fiore poi viene coperto per proteggerlo da altri pollini. Infine si attende lo sviluppo del grappolo dal quale poi verranno estratti i semi che presenteranno i caratteri di resistenza di entrambe le parti, questi verranno in seguito messi a germinare per ottenere le viti resistenti conosciute anche come PIWI (Acronimo tedesco di PilzWiderstandsfähige che significa letteralmente resistente al fungo). Per mettere a punto nuovi vitigni Piwi bisogna studiarne le potenzialità negli areali di produzione (zonazione). Occorre, inoltre sviluppare l'enologia varietale e sensibilizzare i viticoltori e i consumatori sull'esistenza e il valore di questa produzione.

Di queste varietà “resistenti” 36 sono attualmente iscritte al Registro Nazionale delle Varietà in Italia (centinaia nel mondo) e coltivate in quasi tutta la penisola con ottimi risultati.

L’obiettivo degli incroci è quello di includere nella nuove varietà caratteri di resistenza o tolleranza ai patogeni e tenere conto che per avere resistenze durevoli occorrono programmi di piramidazione in grado di includere resistenze multiple a peronospora e oidio. Negli incroci di ultima generazione l’obiettivo è di includere più fonti di resistenza alla stessa malattia mantenendo più possibile il livello di qualità dell’uva da vino scelta come genitore destinatario. Altri obiettivi sono il miglioramento delle capacità di adattamento a stress abiotici, come ad esempio la carenza idrica, le basse o le alte temperature, e il miglioramento delle caratteristiche produttive ed enologiche.

Altre modalità per ottenere un vitigno resistente sono la Cisgenesi (viti GM) e il Genoma editing (chiamate tecniche NBT, New Breeding Techniques). La piante ottenute non saranno un OGM ma una variante resistente del vitigno (un clone) tuttavia le normative europee vietano queste nuove tecniche (sentenza del 2018 della Corte di Giustizia europea) mentre in diversi Paesi le tecniche NBT sono già utilizzate e i prodotti derivati in commercio. Si devono rendere consapevoli gli agricoltori, ma soprattutto i consumatori, che le Tea (NBT) hanno un enorme potenziale e non rientrano nella

categoria degli OGM; questo concetto è già diffuso negli altri paesi del mondo e solo l’Unione Europea e la Nuova Zelanda accomunano le Tea dal punto di vista giuridico agli OGM.

L’aggiornamento legislativo permetterebbe alle aziende agricole del nostro territorio di avere le stesse opportunità e di perseguire i due obiettivi dell’UE, cioè riduzione dell’uso degli agrofarmaci ed aumento dell’agricoltura biologica con benefici sanitari, ambientali, turistici ed economici.

VANTAGGI DELL’UTILIZZO DELLE VITI RESISTENTI

I vantaggi dovuti all’utilizzo dei vitigni resistenti sono molteplici: minor ricorso a trattamenti fitosanitari, al massimo 3-4 trattamenti in annate sfavorevoli contro i 12-15 necessari per le varietà di Vitis Vinifera, minore utilizzo di acqua, minore compattamento del terreno, minori costi di produzione, maggiore sostenibilità ambientale, sicurezza sanitaria per viticoltori e cittadini che vivono in prossimità delle superfici vitate, possibilità di espansione per la viticoltura biologica, inserimento della vite in aree fredde, anche oltre il 50° parallelo, offerta di vini con profili aromatici nuovi ed unici. Non di minore importanza è il fatto che l’utilizzo delle viti resistenti soddisfa i goals proposti da Agenda 2030 che prevedono di garantire una gestione sostenibile delle risorse naturali, contrastando la perdita di biodiversità e tutelando i beni ambientali e affermare modelli sostenibili di produzione e consumo.

COLTIVAZIONE IN ITALIA

Il regolamento (CE) n.1493/1999 all’art.19 definisce che gli Stati membri devono costituire l’elenco delle varietà di vite atte alla coltivazione sul proprio territorio, Per l’Italia, sono le Regioni gli Enti competenti a legiferare in materia sulla base delle linee guida contenute nell’accordo del 25 luglio 2002 in materia di classificazione delle varietà di vite. Attualmente le regioni in cui è ammessa la coltivazione sono: Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Lazio e Abruzzo. In Italia la superficie coltivata a viti resistenti è di circa 2000 ettari, cioè appena lo 0,6% della superficie italiana che produce vini da tavola e Igt (circa 350.000 ettari) e meno dello 0,3% della superficie totale della nostra viticoltura per uve da vino (Dop e non Dop), che si aggira sui 680.000 ettari.

CONTESTO NORMATIVO

In Italia il D. Lgs 61/2010 art. 8 comma 6. specifica che “ L’uso delle DOCG, DOC ed IGT non è consentito per i vini ottenuti sia totalmente che parzialmente da vitigni … che derivino da ibridi interspecifici tra la Vitis vinifera ed altre specie americane od asiatiche.” rimedia in parte il Regolamento dell’Unione Europea n. 1308 del 17/12/2013 art. 93: che ammette per le denominazioni di origine vino prodotto esclusivamente da varietà appartenenti a …..Vitis vinifera. per l’indicazione geografica vino ottenuto da varietà di viti appartenenti alla specie Vitis …..vinifera o da un incrocio tra la specie Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis. La nuova Politica agricola comune (PAC) ha dato il via libera all’utilizzo di varietà resistenti (PIWI) nelle Denominazioni (Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 6.12.2021, L 435/266 Punto 28) con la seguente dicitura: “per consentire ai produttori di utilizzare varietà di viti che si adattino meglio ai cambiamenti delle condizioni climatiche e che abbiano una maggiore resistenza alle malattie, è opportuno prevedere disposizioni che permettano l’utilizzo di denominazioni d'origine per prodotti dalle varietà di viti appartenenti alla specie Vitis vinifera e da varietà di viti ottenute da un incrocio tra Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis.” Prima di questa normativa europea l’iscrizione era vincolata alla specifica di: Uve non utilizzabili per i vini a denominazione di origine.

CONCLUSIONI

Attualmente le varietà di vite da vino e tavola per poter essere coltivate in Italia devono essere iscritte ad un Registro nazionale. Di seguito ogni Regione deve effettuare una sperimentazione sul proprio territorio per un periodo minimo di 5/6 anni (minimo tre vendemmie). Per effettuare tale sperimentazione occorre personale specializzato, rilievi agronomici ed enologici e adeguate risorse economiche. Solo dopo l’elaborazione di tutti i dati rilevati vengono individuati quali di questi vitigni sono autorizzati alla coltivazione sul territorio regionale. Tale normativa ha determinato un elevato divario di opportunità tecniche nel settore viticolo tra le aziende agricole delle diverse Regioni. Pochissime Regioni hanno effettuato tale iter, mentre tutte le altre non hanno dato seguito a nessuna sperimentazione a riguardo. Tale aspetto NON è accettabile. Nonostante tutti i pregi che presentano queste viti resistenti, la superficie totale coltivata non arriva a 2 mila ettari. Dato che discendono da vitigni nobili, esse potrebbero rappresentare, se ben valorizzate, i nuovi best seller del futuro, però, per realizzare tutto questo, occorre che i Disciplinari vengano adattati all’uso e alla diffusione di queste viti. Questi impianti, devono comunque avere delle caratteristiche ideali: un profilo aromatico e polifenolico comparabile con quello dei “genitori nobili”, mostrare buoni caratteri agronomici e dimostrare una forte resistenza che ci permette di ridurre drasticamente gli interventi chimici, permettendo al settore vitivinicolo di essere più sostenibile con un impatto minore sull’ambiente dato che non sono necessari frequenti trattamenti fitosanitari.

Pertanto, si propone un aggiornamento normativo, che permetta di coltivare su tutto il territorio nazionale le varietà di vite da vino iscritte al catalogo nazionale, senza essere necessaria l’ulteriore sperimentazione sui singoli territori regionali.