COME INIZIA IL NOSTRO VIAGGIO
- Pubblicato il 23/02/2025
- da L. V. - Zevio (Verona)
Salve a tutti.
Inizia il nostro viaggio alla scoperta delle radici culturali della nostra lingua, strumento che ci permette di relazionarci con gli altri, di comprendere, di esprimere le nostre idee e le nostre emozioni, di conoscere il mondo.
Siamo 20 alunni della classe 2D della secondaria di primo grado "Altichiero da Zevio" (Zevio in provincia di Verona).
Qualche giorno dopo aver ricevuto la comunicazione che il nostro progetto aveva superato la prima selezione, nella nostra classe è arrivato un nuovo compagno dall'Albania, che non conosce nessuna parola d'italiano nè d'inglese: abbiamo quindi capito la grande importanza di questo lavoro di studio e approfondimento.
Partiamo però dall'inizio.
ATTIVITA' DI GENNAIO
L’idea di questa ricerca è nata da alcuni approfondimenti che la nostra insegnante di storia e geografia, la professoressa Valente, ci ha proposto in seguito a una serie di seminari di formazione che ha seguito, inerenti la difficile situazione della questione adriatica e la scarsa conoscenza dei fatti di questi avvenimenti storici.
Siamo stati invitati a riflettere sulla rilevanza dell’uso di un linguaggio comprensibile a chi ci sta intorno; alla difficoltà che hanno incontrato i nostri compagni che, nati in un’altra nazione, hanno dovuto imparare l’italiano; e all'esigenza, per coloro che hanno la famiglia di origine straniera, ma sono nati in Italia, di mantenere l’uso della lingua dei genitori.
Abbiamo condiviso queste nostre riflessioni con l’insegnante di inglese, la professoressa Olivato: da lei siamo così venuti a conoscenza della storia vissuta dalla nonna ultracentenaria, Rita Primus, originaria di Cleulis, frazione nel comune di Paluzza, in provincia di Udine, zona dove ancora oggi si parla il friulano carnico: partigiana bianca negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, ha vissuto tutte le difficoltà legate alla continua variazione di confini con l’imposizione di sottostare all’obbligo di parlare la lingua del potere dominante.
Abbiamo quindi ricercato quale dei Diritti Umani potesse fare riferimento all’importanza dell’uso della propria lingua e della sua salvaguardia, sottolineando – come emerso anche dal confronto con i compagni – la necessità e il diritto di mantenere intatte le proprie radici.
La professoressa Valente ci ha quindi assegnato un lavoro di ricerca sulle minoranze linguistiche ancora vive lungo il confine orientale italiano: abbiamo scoperto numerose comunità che salvaguardano i propri dialetti, nati dalla stratificazione storica delle diverse dominazioni che si sono susseguite in quei territori. Questo ci ha portati a riconsiderare positivamente la parlata dialettale locale, che sentiamo dagli adulti, spesso dai nonni, ma che raramente usiamo.
E' stato a questo punto che abbiamo capito appieno la scelta dell’articolo 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani; la successiva discussione con la professoressa Guantieri, nostra insegnante di italiano, ci ha portati a collegare il 7 al n.2, e a confrontarlo con i numeri 3 e 6 della Costituzione.
La prossima settimana proseguiremo con gli aggiornamenti del mese di febbraio.