LAVORO DA DONNA – LAVORO DA UOMO? Conosciamo il progetto Inspiring Girls e riflettiamo sulla parità tra uomo e donna in materia di occupazione.
- Pubblicato il 17/04/2025
- da M. C. G. - Milano
Come ultimo passaggio per analizzare il diritto al lavoro oggi abbiamo affrontato il tema della parità di genere. Ci siamo chiesti se veramente oggi esista una parità tra uomo e donna nel mondo del lavoro e abbiamo analizzato l’art. 37 della Costituzione italiana, l’art. 23 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE e l’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030.
L’art. 37 della Costituzione dice: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e consentire alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”. In questo articolo lo Stato riconosce un’adeguata protezione alla donna non solo come lavoratrice ma anche come madre: la donna che lavora deve poter accudire il proprio figlio nei primi mesi di vita senza perdere il posto di lavoro, per esempio, e deve essere aiutata negli anni successivi.
Nel tempo sono state apportate delle modifiche e sono state messe in atto azioni per arrivare alle pari opportunità tra uomini e donne in Italia. Nel 2006 tutte le modifiche sono state inserite in un’unica legge, “Codice delle pari opportunità tra uomo e donna” che conferma tutte le conquiste delle donne, soprattutto in materia di lavoro.
Anche tra i documenti dell’Unione europea è presente una forte attenzione nei confronti della questione femminile. L’art. 23 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea afferma che “la parità tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione. Il principio della parità non osta al mantenimento o all’adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore delle donne”.
Infine l’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 si prefigge di raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze.
Analizzando questi documenti abbiamo compreso che la parità tra uomo e donna è pienamente riconosciuta dalla legge; tuttavia, nella realtà questa non risulta ancora effettivamente realizzata in tutti i campi. Nel mondo del lavoro e nella società, per esempio, persistono ancora degli stereotipi tra le mansioni e i mestieri considerati più adatti agli uomini o alle donne.
A tale proposito abbiamo scelto di intervistare la dottoressa Chiara Ponzinibbi di ValoreD, che si occupa del progetto “Inspiring Girls Italia” e abbiamo aderito alle attività proposte accogliendo in classe due Role Model che ci hanno parlato del loro percorso e delle loro esperienze lavorative.
Di seguito, la trascrizione dell’intervista.
Milano, 11-03-2025
Intervista alla dottoressa Chiara Ponzinibbi, Operations Project Manager Valore D
1) Quando ha avuto inizio il progetto Inspiring Girls?
Inspiring Girls ha avuto inizio nel Regno Unito nel 2016, ormai quasi 10 anni fa.
2) Come è nata l’idea? Che cosa vi ha spinto a realizzarlo? Come siete riuscite a dar vita al progetto?
Il progetto ha preso vita dall’idea di un’avvocata di fama internazionale, Miriam Gonzales Durantes che, dopo aver raggiunto importanti traguardi professionali, ha pensato di ispirare le ragazze di tutto il mondo a seguire le proprie aspirazioni e i propri sogni. Come poterlo fare? Attraverso il contributo di donne volontarie, affermate nel proprio campo lavorativo e che svolgono il proprio lavoro con passione, che si impegnano a raccontare la propria storia nelle classi. Così facendo diventano modelli di ruolo in grado di ispirare sia ragazze che ragazzi a seguire i propri sogni senza farsi ostacolare da pregiudizi e stereotipi di genere.
In Italia il progetto è stato promosso a partire dal 2017 attraverso l’associazione Valore D, con il supporto economico di due sponsor aziendali: ENI e Intesa Sanpaolo.
3) Qual è l’obiettivo del progetto?
Il nostro obiettivo è stimolare ragazzi e ragazze a prendere consapevolezza del proprio talento e a seguire i propri sogni, senza farsi influenzare da stereotipi di genere o altri condizionamenti che possono frenare la loro ambizione. Per farlo ci affidiamo alla testimonianza di donne volontarie che appartengono a vari settori, tra cui, per esempio, l’ambito STEM, quello Umanistico o quello Sportivo. Attraverso i nostri incontri possono andare nelle classi, ispirare e confrontarsi con ragazzi e ragazze delle Scuole Medie o con bambini e bambine delle classi Quarte e Quinte delle Scuole Elementari.
Abbiamo deciso di adottarlo in Italia come Valore D poiché il nostro scopo, come associazione che lavora per la promozione delle pari opportunità, è quello di creare innovazione sociale anche nelle scuole.
4) Quali tipi di attività proponete?
Le nostre attività agiscono su tre ambiti, per massimizzare l’impatto.
Innanzitutto, lavoriamo con ragazze e ragazzi tramite gli incontri nelle scuole e il coinvolgimento delle Role Model. Abbiamo poi ideato un percorso formativo online gratuito per i docenti, dal titolo “Inspiring Education”, che affronta le tematiche legate agli stereotipi di genere e all’intelligenza emotiva.
Infine, lavoriamo attraverso delle attività di comunicazione sui nostri profili social e tramite delle campagne di più ampio respiro. Un esempio è la campagna #nonèdamaschio che portiamo avanti da circa tre anni, e che ha coinvolto delle testimonianze, sia femminili che maschili, che hanno tanto séguito e che con il loro lavoro dimostrano che non esistono i cosiddetti “lavori da maschio”.
5) Quali caratteristiche deve avere una persona per candidarsi come Role Model?
Deve essere una donna appassionata, che ama il proprio lavoro e che, seguendo un percorso, ha raggiunto i suoi obiettivi. È importante raccontare anche i momenti difficili di questo percorso, come, per esempio, gli ostacoli di vario tipo che si sono dovuti affrontare oppure un cambiamento di ambito lavorativo. La cosa principale comunque è che sia una donna che ama il proprio lavoro.
6) Come fate a valutare l’impatto del progetto? Rispetto a quando è stato creato il progetto, avete notato dei cambiamenti nella società?
Dopo ogni incontro inviamo ai docenti un questionario online, completamente anonimo, da far compilare a ragazze e ragazzi che hanno incontrato una Role model. A fine anno scolastico poi raccogliamo tutti i dati.
Negli ultimi anni è emerso che l’incontro aiuta a perseverare nella scelta dei propri sogni, ma c’è anche chi cambia idea dopo aver scoperto il lavoro della Role model. Comunque, il 75% degli intervistati afferma di aver capito che seguire le proprie ambizioni è possibile.
7) Il vostro progetto è diffuso solo in Europa o anche nel resto del Mondo?
Ad oggi è diffuso in 40 Paesi in tutto il Mondo.
8) Esistono dei Paesi dove non è stato possibile realizzarlo?
Ci sono delle difficoltà in quei Paesi dove non esiste una realtà che possa occuparsi economicamente dell’organizzazione del progetto come nei Paesi a economie emergenti, in particolare molti Stati africani. Tra questi gli unici che portano avanti Inspiring Girls sono il Marocco, l’Algeria e la Tanzania.
9) In Italia invece è stato facile o avete incontrato resistenze?
Non abbiamo mai avuto resistenze in Italia, anzi, da quando abbiamo lanciato il progetto, nel 2017, abbiamo ottenuto il Patrocinio del Miur (MIM).
Ovviamente all’inizio c’è voluto del tempo per diffondere la voce, far conoscere il progetto alle scuole e raccogliere le adesioni delle volontarie.
Dopo 7 anni, abbiamo circa 1500 Role model e le scuole ci conoscono, spesso attraverso il passaparola, ma anche tramite i social, le campagne, e quindi poi ci contattano direttamente.
10) Quali obiettivi vi siete posti per i prossimi anni?
Uno dei primi obiettivi è raggiungere sempre più scuole. Attualmente collaboriamo con 600 circa ma la strada è ancora lunga. Vogliamo raggiungere specialmente quei paesi di provincia dove può risultare più difficile incontrare modelli di ruolo diversi.
11) Quali altre campagne diffonderete nel futuro?
Continueremo a diffondere con nuove Role model la campagna #nonèdamaschio. Il nostro intento è, però, quello di coinvolgere anche molti più uomini. Per esempio l’anno scorso abbiamo coinvolto un ostetrico, proprio perché è un lavoro stereotipato: si ha la convinzione che debba essere svolto da una donna.
12) Le è capitato di vivere in prima persona pregiudizi di genere?
Sì, mi è capitato. Nel mio vecchio lavoro ho fatto un colloquio insieme a un mio collega uomo che era al mio stesso livello professionale; tuttavia, io sono stata scelta come sua assistente.
Ancora oggi le donne devono affrontare pregiudizi di genere sia nella vita privata che in quella lavorativa. Anche gli uomini però ne sono spesso vittime: ricordo ancora un ragazzo della vostra età che voleva fare il sarto ma i genitori erano contrari perché lo ritenevano un lavoro da donna.
13) Quale consiglio darebbe alle ragazze, ma anche ai ragazzi, che frequentano la Scuola Media?
Sognate in grande perché avete tutta la vita davanti. Potete anche fare delle scelte, provare e cambiare idea tante volte. Non abbiate paura di sbagliare perché questo vi farà scoprire cose nuove su di voi. La vita è tutta in salita però grazie alla vostra forza e alla vostra ambizione potete arrivare tanto in alto.
Link Video Conosciamo il progetto Inspiring Girls
https://drive.google.com/file/d/1Vtfx-0uHoeXknsu8HT0ho9J_HaFwk5Dg/view?usp=sharing