La problematica dei muri a secco in Costiera amalfitana-seconda parte

  • Pubblicato il 04/04/2024
  • da A. D. V. - Salerno

Seduta n.3 di martedì 19 marzo 2024 - seconda parte

PRESIDENTE
Invita il Dott. Squizzato a riferire riguardo all’importanza del sostegno dell’agricoltura eroica per ridurre il rischio di dissesto in Costiera Amalfitana.
SQUIZZATO Secondo
Su tale tema recentemente l’associazione ha collaborato con alcuni deputati a disegnare un’ipotesi di legge per sostenere la cosiddetta agricoltura eroica. Si parla di agricoltura eroica, perché in molti casi essa non è un’attività economica: molti appezzamenti sono piccoli, le produzioni sono molto basse, l’attività condotta non è sufficiente a garantire da sola un reddito sufficiente. Si tratta di una passione che rischia di essere abbandonata. L’associazione ritiene che si debba dare una mano a questi agricoltori eroici, non perché agricoltori che possono vivere di ciò che producono, ma perché in qualche modo custodi dell’ambiente. L’aiuto va dato nei momenti più critici: se cade un terrazzamento, il rifacimento richiede diverse migliaia di euro. Se un pergolato, il sistema di coltivazione usato in Costiera amalfitana, richiede periodica sostituzione ogni venti/venticinque anni del legno di castagno che si utilizza, perché marcisce, e bisogna portare un palo di trentacinque/quaranta chili su un terrazzo salendo quattrocentottanta gradini, si comprende i motivi per cui l’operazione è eroica. Non si ha la possibilità di meccanizzare niente, il massimo della meccanizzazione è avere un tagliaerba e una motosega; il trattore non alberga nei terrazzamenti, non può salire i gradini.
Il valore del limone locale, lo sfusato amalfitano, che sul mercato si trova anche a 2/3 euro al chilo, ad un agricoltore viene pagato 70/80 centesimi; producendone un quintale, si guadagnano 70 euro, con 100 quintali si arriva a 7000 euro, con 1000 si potrebbe vedere un certo guadagno, ma tale quantità non la produce nessuno. Le produzioni medie sono 30-40-50 quintali, salvo pochi produttori più grandi che raggiungono 300-400 quintali. Quindi, si parla di agricoltura eroica per le difficoltà che incontra e va sostenuta per questo, non per il valore della produzione, ma perché attraverso quella produzione c’è il mantenimento di un territorio.
L’associazione fu chiamata L’innesto per due motivi. Il primo perché il limone non nasce limone. Se si interra un seme di limone, in nove casi su dieci nasce un arancio selvatico; quindi c’è bisogno di innestarlo per farlo diventare limone. L’altro motivo fu l’auspicio che l’attività dell’associazione potesse metaforicamente attivare, innestare, un processo virtuoso. Innestare un percorso virtuoso è necessario, perché a quello non virtuoso di abbandono ci ha già pensato la Storia.
PRESIDENTE
Invita il Dott. Squizzato a riferire se esiste un inventario di questi muretti a secco ed un monitoraggio del loro stato.
SQUIZZATO Secondo
E’ la prima cosa a cui si è pensato quando si è costituita l’associazione. Solo per il territorio di Cetara si è cominciato a fare una mappatura dei terrazzamenti. La realtà non è conosciuta da nessuno o meglio si conosce soltanto l’entità delle produzioni ufficiali, perché con il censimento dell’agricoltura che si fa ogni dieci anni, ora anche in maniera più semplice, il produttore ufficiale dichiara quali sono le superfici e la condizione della sua azienda. Ma c’è una miriade di piccoli produttori che non sono sul mercato come aziende agricole, sfuggendo perciò alla determinazione delle superfici effettivamente coltivate, così come sfugge il dato effettivo delle superfici non coltivate, abbandonate.
Di terrazzamenti crollati e non risistemati ce ne sono numerosi. L’occhio di chi si è abituato a guardare il fenomeno se ne accorge subito. Quando un terrazzamento crolla, le pietre rimangono una dietro l’altra; dopo poco cresce l’erba e non lo si vede più, si osserva solo un’irregolarità nella sequenza del muro. Quindi, si creano le premesse affinchè il crollo si estenda nel tempo.
La scarsa remunerabilità delle produzioni può indurre l’agricoltore che dovrebbe ripararlo a non investire denaro. Per questo motivo l’associazione ha invocato un intervento normativo, una legislazione speciale a supporto di certe forme di agricoltura eroica, includendo tutte quelle situazioni, anche diverse da quelle della Costiera amalfitana, in cui si va a coltivare in zone particolarmente impervie, che sono numerose in tutta Italia. Basterebbe davvero poco. Le persone in questa condizione forse sono circa 700-800. Se si immagina di dar loro una mano con un intervento straordinario, dandogli un contributo di 2000 euro per fare una certa operazione con modalità molto semplificate, si arriva a cifre pari a un milione, un milione mezzo di euro, insignificanti rispetto al bilancio dell’agricoltura e della PAC in generale, che ammonta a miliardi di euro. Solo che queste piccole entità sfuggono a tutti i sistemi di sostegno, perché il sostegno viene dato all’azienda agricola. Ma queste non lo sono, perché non riescono ad esserlo: il cane si morde la coda e non si parte mai. La soluzione potrebbe essere di chiedere all’agricoltore di dimostrare di coltivare il suo pezzetto di terra terrazzato, perché il suo impegno aiuta a mantenere l’ambiente, individuando in questa condizione il prerequisito e l’unico requisito per poter decidere di sostenerlo. Per la verifica del rispetto del requisito basterebbe poi constatare a vista se le piante sono curate.
Ripristinare un muro a secco crollato non è semplice, come personalmente sperimentato nel fondo di proprietà con la collaborazione di un vicino, per ricostruire 2-3 metri di muro a secco crollati a causa dei cinghiali. Spostare pietre, trasferire terra e altre operazioni richieste sono attività molto faticose e pochissime sono le persone ancora in grado di costruire terrazzamenti a secco. C’è la tentazione in alcuni casi di ricorrere al cemento. Non bisogna sorprendersi di vederne in Costiera amalfitana, perché, a differenza di altri posti, come la Puglia, dove i muri a secco sono alti un metro e mezzo al massimo, in Costiera a volte ci sono terrazzi alti sei-sette metri. Per ridurre il rischio di crolli di muri a secco così alti, in alcuni casi in epoca recente si è ricorso a cordoli in cemento.
Tutte queste cose sono tutt’altro che chiare alla maggioranza delle persone, il fenomeno è poco conosciuto, la forza per protestare non la si ha e probabilmente non si conosce il disagio ma soprattutto non si conoscono i futuri danni. Quando poi crolla tutto escono tutti i milioni di euro per la messa in sicurezza. Ma allora perché non spenderne prima molti meno e aiutare anche qualcuno che potrebbe domani decidere di non abbandonare l’area terrazzata.
PRESIDENTE
Ringrazia il Dott. Squizzato per la sua presenza in Convitto, per l’aiuto fornito nel Progetto e per le risposte date alle domante postegli.
I lavori terminano alle ore 11,35.
VIDEO dell’audizione
https://youtu.be/27vhyr0kTIM