Lomellina 4.0: utilizzo dei fanghi e nuove tecnologie sostenibili. Un'indagine sui benefici e i rischi ambientali

  • Anno scolastico 2024-2025
  • Presentato da IIS Caramuel-Roncalli, Vigevano (Pavia)

La Lomellina, nota come "terra d’acqua", deve la sua vocazione agricola all'abbondanza di corsi d'acqua naturali e alla rete di canali irrigui che attraversano il territorio. L’agricoltura, e in particolare la risicoltura, è il fulcro economico della Lomellina. Questo settore ha saputo combinare tradizione e progresso, sfruttando al meglio le risorse idriche senza perdere di vista la sostenibilità ambientale e l’innovazione tecnologica.

Negli ultimi due decenni, la Lomellina ha introdotto una pratica controversa: l’utilizzo di fanghi di depurazione per aumentare la fertilità dei terreni agricoli senza utilizzare fertilizzanti chimici. Tuttavia, questa pratica solleva preoccupazioni legate ai rischi ambientali e sanitari. I fanghi possono contenere sostanze nocive come metalli pesanti (Cd, Pb, Hg e Ni), che rischiano di accumularsi nel terreno e, attraverso la catena alimentare, raggiungere gli esseri viventi.

 La nostra indagine si propone di approfondire le problematiche legate all’uso dei fanghi in agricoltura, con l'intenzione di fornire un quadro completo e proporre soluzioni che tengano conto delle esigenze economiche, ambientali e sociali della Lomellina, contribuendo a uno sviluppo sostenibile del territorio.

Lomellina 4.0: utilizzo dei fanghi e nuove tecnologie sostenibili. Un'indagine sui benefici e i rischi ambientali

La Lomellina, nota come "terra d’acqua", deve la sua vocazione agricola all'abbondanza di corsi d'acqua naturali e alla rete di canali irrigui che attraversano il territorio. Questo sistema idrico rappresenta una risorsa economica e culturale, radicata in una lunga tradizione di interazione tra uomo e ambiente. Tra il Settecento e l’Ottocento, i contadini trasformarono le aree paludose in terreni fertili e, a metà Ottocento, il conte di Cavour promosse il miglioramento dei sistemi di irrigazione, riconoscendo il valore strategico dell'acqua per lo sviluppo agricolo e sociale della regione. Da allora, l’agricoltura, e in particolare la risicoltura, è rimasta il fulcro economico della Lomellina. Questo settore ha saputo combinare tradizione e progresso, sfruttando al meglio le risorse idriche senza perdere di vista la sostenibilità ambientale e l’innovazione tecnologica. Negli ultimi due decenni, la Lomellina ha introdotto una pratica controversa: l’utilizzo di fanghi di depurazione per aumentare la fertilità dei terreni agricoli. Tale metodo risponde a due necessità principali: ridurre i costi di smaltimento dei fanghi e offrire un’alternativa economica ai fertilizzanti chimici. Tuttavia, questa pratica solleva preoccupazioni legate ai rischi ambientali e sanitari. I fanghi possono contenere sostanze nocive come metalli pesanti (Cd, Pb, Hg e Ni), che rischiano di accumularsi nel terreno e, attraverso la catena alimentare, raggiungere gli esseri viventi. Inoltre, il mancato trattamento adeguato può comportare la presenza di microrganismi patogeni, dannosi per la salute umana e animale. Anche le sostanze organiche persistenti rappresentano un problema, poiché possono alterare l’equilibrio microbico del suolo, compromettendo la biodiversità e la fertilità nel lungo termine. Per affrontare tali criticità, la Regione Lombardia ha implementato un sistema di controlli sulla qualità dei fanghi destinati all’agricoltura. Tuttavia, la gestione di queste verifiche su scala regionale si rivela complessa e richiede un monitoraggio continuo. Un caso emblematico è emerso lo scorso luglio, quando nei fanghi provenienti dal depuratore di Vigevano sono state rilevate concentrazioni eccessive di cromo esavalente. Questo inquinante ha portato al divieto di utilizzo agricolo dei fanghi, mentre sono ancora in corso indagini per determinarne la fonte. Parallelamente, negli anni si sono moltiplicate le segnalazioni di cittadini riguardo ai miasmi provocati dallo spandimento dei fanghi vicino ai centri abitati. Questi odori molesti hanno causato fastidi come irritazioni agli occhi, mal di gola, nausea e mal di testa, sollevando ulteriori interrogativi sulla compatibilità di questa pratica con la qualità della vita delle comunità locali. Il nostro studio si propone di approfondire le problematiche legate all’uso dei fanghi in agricoltura attraverso varie attività. In primo luogo, analizzeremo la normativa vigente, ricostruendo il percorso decisionale che ha portato all’adozione di questa strategia. Studieremo inoltre la tipologia e l’origine dei fanghi utilizzati, i quantitativi impiegati e il confronto con altre aree della Lombardia. Coinvolgeremo gli enti locali per valutare il bilancio tra costi e benefici di questa pratica, considerando alternative di smaltimento più sostenibili. Una parte importante del nostro lavoro riguarderà l’analisi della letteratura scientifica per esaminare gli impatti ambientali e sanitari dei fanghi. Valuteremo anche la percezione del problema da parte di vari stakeholder, tra cui cittadini, agricoltori e associazioni ambientaliste. Infine, esploreremo opzioni maggiormente ecocompatibili per la gestione dei fanghi, tra cui l’impiego del termovalorizzatore di Parona come potenziale alternativa. Grazie a questa indagine, intendiamo fornire un quadro completo e proporre soluzioni che tengano conto delle esigenze economiche, ambientali e sociali della Lomellina, contribuendo a uno sviluppo sostenibile del territorio.

  • 30 Aprile 2025
    E. N. - Vigevano

    Conclusione dei lavori: finalmente il nostro documento finale e il nostro video sono pronti

    PROGETTO SENATOAMBIENTE – Incontri 12, 13 e 14 e Interviste agli Stakeholder (28, 29 e 30 aprile) - Aula 153 - Aula 100 - Locali IIS Caramuel-Roncalli.
    Incontro 12 (28 aprile) Aula 100
    Rientrati dalla lunga pausa delle vacanze pasquali …

  • 27 Aprile 2025
    E. N. - Vigevano

    Ultime interviste

    PROGETTO SENATOAMBIENTE – Incontri 10 e 11 e Interviste agli Stakeholder (15 aprile e 16 aprile) - Aula 153 - Aula 100 - Locali IIS Caramuel-Roncalli
    Incontro 10 (15 aprile)
    La giornata di oggi è iniziata con la discussione sulla …

  • 18 Aprile 2025
    E. N. - Vigevano

    Un'alternativa all'utilizzo dei fanghi in agricoltura: la nostra visita all'impianto integrato di Corteolona (PV)

    PROGETTO SENATOAMBIENTE – Visita dell’impianto integrato per il trattamento dei rifiuti di Corteolona in provincia di Pavia (14 aprile)
    La giornata di oggi è stata dedicata alla visita dell’impianto di Corteolona, che comprende anche una linea per il recupero dei …

  • 17 Aprile 2025
    E. N. - Vigevano

    Nel cuore del problema fanghi a Vigevano: ci confrontiamo con il Responsabile Tecnico ·di ASM Vigevano Lomellina Spa

    PROGETTO SENATOAMBIENTE – Incontro con ing. Bonzanini (10 aprile) - Ufficio direzione Area Tecnica ASM Vigevano e Lomellina S.p.A. - Vigevano e Incontro 9 (11 aprile) - Aula 100
    Incontro con ing. Bonzanini (10 aprile)
    Nella pomeriggio di oggi gli …

  • 13 Aprile 2025
    E. N. - Vigevano

    Impatto sanitario - ambientale nell'uso dei fanghi: ne parliamo con l'Istituto Mario Negri di Milano

    PROGETTO SENATOAMBIENTE – Videoconferenza e incontro 8 (09 aprile) - Aula 153
    Nella pomeriggio di oggi la nostra classe con i docenti Giovio e Negri ha partecipato in modalità on line su piattaforma Meet di Google Suite all’incontro con i …

  • 07 Aprile 2025
    E. N. - Vigevano

    Primi incontri con esperti in videoconferenza

    PROGETTO SENATOAMBIENTE – Videoconferenze (31 marzo e 02 aprile) - Aula 100 e Aula 153
    Grazie alle email inviate ai contatti individuati durante i precedenti incontri, siamo riusciti a organizzare, nel corso di questa settimana, due videoconferenze con i referenti …

  • 04 Aprile 2025
    E. N. - Vigevano

    Alla ricerca di contatti

    PROGETTO SenatoAmbiente – Incontro 5 (11/03/2025) - Aula 153
    L’incontro di oggi è servito per aggiornarci sui progressi rispetto a quanto deciso nella scorsa settimana; di seguito quanto emerso dai rispettivi gruppi e le decisioni prese a seguito del confronto: …

  • 04 Aprile 2025
    E. N. - Vigevano

    La nostra roadmap

    PROGETTO SENATOAMBIENTE – Incontro 4 ( 05 marzo) Aula 100
    L’incontro di oggi ha avuto inizio con un momento di condivisione delle attività svolte dai vari gruppi a cui ha fatto seguito un confronto su come procedere con l’indagine conoscitiva. …

  • 01 Aprile 2025
    E. N. - Vigevano

    Il nostro logo

    PROGETTO SENATOAMBIENTE – Incontro 2 ( 21/02/2025) e incontro 3 (22/02/2025) alula 100
    Incontro 2
    Durante i lavori del secondo incontro abbiamo discusso le caratteristiche del logo partendo dalle idee condivise da diversi di noi. Dal confronto è emerso che …

  • 27 Marzo 2025
    E. N. - Vigevano

    Inizia il progetto SenatoAmbiente: i primi passi nel mondo dell'indagine conoscitiva

    PROGETTO SenatoAmbiente – Incontro 1 (19/02/2025) - Aula 100
    In data odierna hanno avuto inizio i lavori relativi al progetto SenatoAmbiente. Insieme ai nostri docenti Negri e Giovio, abbiamo innanzitutto ripreso e riesaminato i punti della nostra indagine conoscitiva, incentrata …

Introduzione

A partire dalla primavera dello scorso anno, nei fanghi provenienti dal depuratore di Vigevano, sono stati rilevati livelli elevati di cromo esavalente, una sostanza particolarmente pericolosa per la salute umana a causa dei suoi potenziali effetti cancerogeni. In attesa di chiarire la fonte e per impedirne la dispersione nell’ambiente, è stato temporaneamente vietato l’uso di questi fanghi come ammendanti in agricoltura, misura valida fino al rientro dei valori nei limiti previsti dalla normativa. Questo episodio, che ha coinvolto direttamente il nostro territorio, ha segnato l’avvio della nostra indagine conoscitiva. L’obiettivo è stato raccogliere informazioni sull’impiego dei fanghi in ambito agricolo, valutandone gli effetti sulla salute umana e sull’ambiente, esplorando possibili alternative più sostenibili al loro smaltimento e analizzando la percezione del problema da parte degli stakeholder coinvolti.

Metodologia

Nella fase iniziale dei lavori la classe è stata suddivisa in gruppi, ciascuno dei quali ha approfondito uno specifico aspetto del problema. La raccolta delle informazioni è avvenuta attraverso diversi canali, scelti in base alla disponibilità degli interlocutori e alla natura dell’interazione richiesta.

Un ruolo centrale è stato svolto dalle videoconferenze, organizzate all’interno delle aule scolastiche e rivolte all’intera classe, durante le quali abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare e intervistare gli esperti coinvolti nel progetto FANGHI (Forme AvaNzate di Gestione dei fanghi di depurazione in un Hub Innovativo lombardo), come il dott. Scotti e la dott.ssa Mensi di A2A, e gli ingg. Tani e  Blazina di MMSpa. Infine, grazie alla stessa modalità, abbiamo approfondito l’aspetto sanitario-ambientale con due ricercatori dell’Istituto Mario Negri di Milano: il dott. Benfenati e il dott. Colombo.

Per raccogliere informazioni dagli stakeholder abbiamo predisposto tramite Google Moduli due questionari, uno rivolto agli agricoltori e uno ai cittadini, diffusi grazie alla collaborazione di enti e associazioni del territorio, come Confagricoltura, il Parco Regionale del Ticino, Slow Food e Futuro Sostenibile. Contattata tramite la redazione dell’Informatore Vigevanese, Ilaria Danesi, ci ha invece fornito via mail una raccolta di articoli sulle vicende locali legate al tema in questione. Sempre via mail abbiamo acquisito il contributo di Acqua & Sole, azienda specializzata nel trattamento dei fanghi destinati all’impiego agricolo, mentre, telefonicamente, abbiamo raccolto la testimonianza del dott. Costantino, sindaco di Gambolò, comune della Lomellina interessato dall’utilizzo dei fanghi come ammendanti. Il dott. Bove, responsabile del dipartimento Territorio del Parco Regionale del Ticino in un incontro a scuola ha condiviso il punto di vista dell’ente rispetto alla tematica affrontata, anche in relazione alle caratteristiche specifiche del territorio.

Per approfondire gli aspetti tecnici del depuratore di Vigevano l’ing. Bonzanini, responsabile dell’area tecnica di ASM Vigevano e Lomellina ci ha accolti nel suo ufficio per un’intervista dettagliata in cui ha illustrato il funzionamento della depurazione delle acque e i dati relativi alla contaminazione da cromo. Infine, abbiamo raccolto anche la testimonianza, tramite scambio di mail, di Pavia Acque, l’ente che ha rilevato la presenza del metallo nei fanghi.

Le normative che regolamentano l'utilizzo dei fanghi in agricoltura sono state reperite sia in rete sia dagli esperti consultati.

Infine, la classe ha effettuato un’uscita sul campo presso il termovalorizzatore di Corteolona (PV), gestito da A2A, per visitare un impianto dotato di una linea dedicata al recupero dei fanghi biologici, pratica che rappresenta un’alternativa al loro impiego in agricoltura.

Dalla raccolta delle informazioni ottenute e tramite il confronto all’interno dei gruppi e con i nostri insegnanti, abbiamo elaborato i risultati della nostra indagine che riportiamo di seguito.

Indagine

La Lomellina rappresenta storicamente un’area a elevata vocazione agricola, con una marcata specializzazione nella coltivazione del riso. La presenza diffusa di corsi d’acqua naturali ha contribuito a rendere unica questa zona il cui sistema agricolo, infatti, si differenzia significativamente da quello della restante Pianura Padana sia in termini di conformazione che di modalità colturali.

Come tutti i contesti agrari intensivi, al fine di mantenere la fertilità e la produttività, anche questo territorio necessita di un periodico apporto di concimi e ammendanti volto a garantire e reintegrare le sostanze organiche e minerali assorbite dalle piante nella loro crescita. Tale apporto in passato era soddisfatto dagli effluenti zootecnici in quanto l’allevamento animale era ampiamente diffuso e affiancava l’attività agricola; negli ultimi decenni, tuttavia, anche in seguito alla contrazione del comparto zootecnico, si è reso necessario il ricorso a pratiche alternative tra cui l’impiego dei fanghi di depurazione civile.

I fanghi di depurazione sono il prodotto della sedimentazione che si genera in seguito a operazioni di tipo meccanico e processi microbiologici nel trattamento delle acque reflue. Essendo costituiti principalmente da acqua e sostanza organica, il volume dei fanghi deve essere ridotto attraverso apposite procedure di disidratazione, al fine di diminuire i costi di trasporto e facilitare le successive operazioni di smaltimento o riutilizzo.

Il depuratore di Vigevano, in particolare, produce circa 2.000 tonnellate annue di fanghi disidratati, con una composizione di circa il 25% di parte solida e il 75% di acqua. Prima del manifestarsi del problema legato alla presenza di cromo, questi fanghi venivano destinati principalmente allo spandimento in agricoltura, dopo opportuni trattamenti, oppure alla termovalorizzazione.

Per poter essere utilizzati in agricoltura, i fanghi in uscita dagli impianti di depurazione devono ottemperare alla normativa vigente a diversi livelli: europeo secondo la Direttiva 86/278/CEE, nazionale in base al D.lgs. 99/1992 e regionale in riferimento alla Delibera di Giunta Regionale n. X/2031 del 2014 successivamente integrata e modificata dalla delibera n. X/7076 del 2017. In particolare, devono essere rispettati i limiti massimi di concentrazione di alcuni metalli pesanti e garantita una concentrazione minima di elementi nutritivi utili per l’agricoltura, come carbonio e azoto. Una volta superate le analisi chimiche di ammissibilità e caratterizzazione, effettuate da laboratori esterni accreditati, i fanghi vengono inviati a ditte specializzate, dove, dopo trattamenti specifici, come la biodigestione, il compostaggio e il trattamento con calce, sono trasformati in un digestato igienizzato e stabilizzato, impiegato in agricoltura in sostituzione dei fertilizzanti chimici.

I comuni della Lombardia nei cui territori è consentito l’utilizzo dei fanghi così trattati sono individuati dalla DGR n. 16412 del 2024; tra questi figura il comune di Gambolò il cui sindaco ha sottolineato le difficoltà nel controllo dello spandimento regolamentato dal DGR n. 5269 del 2016 che prevede una distanza minima di 100 metri dal perimetro dei centri abitati. Questo vincolo è stato stabilito in sostituzione di una precedente regolamentazione che non indicava un limite fisso, ma un'area di esclusione di 500 metri, annullata dal TAR Lombardia.

Tuttavia, pur rispettando le distanze previste, qualora si verifichino ritardi nello spandimento, l’eventuale produzione di derivati ammoniacali può causare molestie olfattive e generare così sfiducia nei cittadini sulla trasparenza e regolarità dei controlli come rilevato dal nostro sondaggio. Dall’analisi del questionario rivolto agli agricoltori emerge che circa un terzo utilizza i fanghi come fertilizzanti ritenendoli un’alternativa più economica rispetto a quelli chimici. Al contrario, coloro che non li impiegano o hanno deciso di sospenderne l’uso, riferiscono di avere notato un impoverimento del suolo, di avere ricevuto lamentele per gli odori sgradevoli, oppure di avere incontrato difficoltà logistiche nella gestione di questa pratica. Inoltre, dal sondaggio emerge come, eventuali alternative più ecosostenibili per fertilizzare sarebbero considerate percorribili solo a condizione che i costi non risultassero troppo elevati. Anche in questo caso emerge una diffusa percezione di inadeguatezza dei controlli sulla qualità dei fanghi, ritenuti insufficienti a garantire la sicurezza ambientale e alimentare.

Delle problematiche legate all’inquinamento dei suoli in cui i fanghi di depurazione vengono utilizzati come fertilizzanti, si è occupato l’Istituto Mario Negri di Milano che ha evidenziato alcune criticità associate a questa pratica come la presenza di Inquinanti Organici Persistenti (POPs), interferenti endocrini, sostanze farmaceutiche, droghe d'abuso e metalli pesanti. Un esempio significativo è l’estradiolo, un principio attivo contenuto nella pillola anticoncezionale, che mantiene la sua attività ormonale anche nelle acque reflue e può alterare l’equilibrio sessuale dei pesci, con gravi conseguenze ecologiche.

Per analizzare la presenza e il comportamento di queste sostanze nell’ambiente, oltre alle rilevazioni puntuali si ricorre anche all’impiego di modelli matematici e statistici che permettono di stimare il percorso dei contaminanti dal suolo alla falda, ai corsi d’acqua, alle colture e infine all’uomo o agli animali.

Secondo gli esperti intervistati, risulta particolarmente complesso valutare il rischio associato a una determinata sostanza: infatti oltre al Risk Assessment, che ne valuta l’impatto sulla salute umana, in termini di cancerogenicità, mutagenicità ed ecotossicità segue il Risk Management, ovvero l’attività di gestione del rischio a livello politico e legislativo.

L'invio dei fanghi a un inceneritore rappresenta un'alternativa al loro utilizzo come ammendanti in agricoltura e, di fatto, costituisce l'unica soluzione percorribile nei casi in cui si riscontrino livelli eccessivi di sostanze inquinanti come nel caso del cromo.

Durante il processo di combustione le sostanze organiche rilasciano energia sotto forma di calore che accoppiato ad uno scambiatore termico può produrre il vapore necessario ad alimentare una turbina con conseguente produzione di energia elettrica. I residui prodotti dalla combustione e dal trattamento fumi vengono sottoposti a un processo di inertizzazione e resi idonei al collocamento in discarica come rifiuti inorganici o all’utilizzo come materiali edilizi.

Per valutare la sostenibilità di questa soluzione, abbiamo visitato l’impianto di Corteolona (PV), dove, dal 2022, è attiva una linea specifica alimentata da fanghi biologici essiccati grazie all’energia termica prodotta dal termovalorizzatore stesso. Il trattamento di depurazione dei fumi di combustione è progettato per garantire la massima sicurezza e continuità di funzionamento. Le emissioni sono rilevate 24 ore su 24 attraverso un sistema tecnologicamente avanzato, monitorato da ARPA, e i cui dati sono consultabili online.

Nel corso del nostro lavoro, abbiamo inoltre approfondito l’esperienza del depuratore di San Rocco (MI) al quale sono associate diverse soluzioni per il trattamento dei fanghi. Una delle principali consiste nell’essiccazione, che riduce il contenuto d'acqua fino al 10%, trasformando i fanghi in polveri ad alto potere calorifico. Queste sono poi impiegate negli altiforni dei cementifici come sostituti del carbone fossile, mentre le ceneri residue vengono inertizzate nel clinker, un intermedio nella produzione del cemento. Un’altra tipologia di combustione combina l’utilizzo di fanghi essiccati e disidratati, generando ceneri granulari che possono essere riutilizzate come materiali assorbenti per coloranti provenienti dalle tintorie. Infine, si è sperimentato in un impianto pilota la Hydro Thermal Carbonization, una tecnologia che sottopone i fanghi disidratati ad alte temperature e pressioni, producendo un biocarbone dal quale è possibile estrarre facilmente il fosforo, un elemento incluso nella Critical Raw Materials List 2024.

Considerazioni finali e riflessioni critiche

Dalla nostra indagine conoscitiva è emerso che l’utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura costituisce una questione complessa e articolata, che coinvolge cittadini, coltivatori, enti e istituzioni, con risvolti sociali, economici, sanitari e ambientali.

Il loro impiego come ammendanti rappresenta un’opportunità sia per i gestori degli impianti, che possono ridurre i costi legati al trasporto e allo smaltimento tramite termovalorizzazione, sia per gli agricoltori, che limitano l’uso di fertilizzanti chimici nella concimazione dei terreni. Inoltre, può contribuire a contrastare la perdita di fertilità e umidità dei suoli.

Nonostante le perplessità emerse dal sondaggio somministrato alla cittadinanza, la normativa vigente prevede controlli rigorosi sulle potenziali sostanze inquinanti che, nel caso del depuratore di Vigevano, hanno consentito di rilevare prontamente la presenza di cromo. Un nodo critico sollevato dai politici della zona, che richiederebbe a nostro avviso una revisione del sistema regolatorio, è la mancanza di potestà regolamentare in materia di spandimento da parte degli enti locali a cui è riservata solo quella di sanzionare le violazioni alle norme regionali. L’argomento è molto dibattuto e gli stessi giudici del Consiglio di Stato hanno riconosciuto in una recente sentenza la complessità interpretativa della questione.

Dai colloqui con gli esperti dell’Istituto Mario Negri è inoltre emerso che, pur essendo costante ed efficace, la rilevazione dei potenziali inquinanti non considera alcuni contaminanti emergenti non ancora regolamentati, come microplastiche e residui farmaceutici; per questo riteniamo non più rinviabile un aggiornamento normativo, in linea con quanto suggerito dagli studi del Join Reserch Center (JRC) di Siviglia.

Va infine sottolineato quanto sia fondamentale adottare un cambio di prospettiva: intervenire a monte, limitando l’afflusso di sostanze chimiche pericolose agli impianti, risulta più semplice ed economicamente sostenibile rispetto alla bonifica su larga scala delle acque reflue e dell’ambiente.

In ogni caso, è doveroso riconoscere l’impegno della comunità scientifica nel promuovere tecnologie più sostenibili, orientate alla tutela dell’economia circolare, come nel caso dell’impianto di San Rocco, dotato di un sistema di termovalorizzazione avanzato che consente anche il recupero di materie prime critiche; va tuttavia considerato che soluzioni di questo tipo restano impraticabili per impianti di piccole dimensioni, come quello di Vigevano, dove anche l’acquisto di un essiccatore termico — necessario per ottenere fanghi essiccati e non solo disidratati — non risulterebbe economicamente sostenibile a causa dei limitati volumi trattati.

Link video

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